Il lavoro autonomo rappresenta sicuramente un bel traguardo per molti professionisti che decidono di inseguire la soddisfazione dell’indipendenza ma, nel nostro Paese, il raggiungimento di questo obiettivo è spesso ostacolato dalla carenza di una relativa cultura giuridica.
&201; in quest’ottica che va letta l’iniziativa dell’Associazione del terziario avanzato (Acta) di promuovere il Manifesto del lavoro autonomo, che analizza la condizione, lavorativa e fiscale dei lavoratori indipendenti di seconda generazione in Italia. Intendendo per “seconda generazione” le professioni emergenti legate all’IT o alle innovazioni di processo e prodotto: designer, grafici, consulenti news Media, operatori della Moda, ecc.
L’idea è di diffondere la cultura della partita Iva e spiegare questo mondo a chi non lo conosce. Tanto per capirci, già la prima iniziativa è stata quanto mai originale: uno spettacolo teatrale intitolato “Lo Stato del Quinto Stato”.
Un modo insolito per definire chi sono questi lavoratori ritenuti la base della produzione moderna, volto a evidenziare l’inadeguatezza del sistema di welfare italiano e a descrivere il programma politico definito nell’ambito del Manifesto e che mira a promuovere un nuovo sistema di rappresentanza e coalizione.
Gli autonomi cercano così di sensibilizzare l’opinione pubblica, ma soprattutto le istituzioni, dalle quali si sentono trascurati e lasciati senza tutele né protezione sociale: «per lungo tempo non ci hanno riconosciuto tanto da non riservarci un posto nemmeno nelle statistiche» scrivono.
Tra le grandi battaglie combattute dall’Acta c’è in primis il tentativo di cambiare il comportamento delle aziende nei confronti dei lavoratori con partita Iva, la lotta contro la gestione separata Inps che, a fronte di contributi superiori al 26%, non garantisce una pensione accettabile e quindi la richiesta di una revisione di Fisco e Previdenza.
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