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SISTRI: l’innovazione alimenta la confusione

di Nicola Santangelo

25 Maggio 2011 22:00

Speciale di PMI.it sui Servizi digitali pubblici per aziende e consulenti: si parla di tracciabilità obbligatoria dei rifiuti.

Proroga dell’ultimo minuto per l’avvio a regime – previsto per il 1° giugno 2011 – del sistema di tracciabilità dei rifiuti SISTRI.
Dopo mesi di ritardi, inefficienze, proteste e persino di una simulazione (Click Day SISTRI) – dai risultati scoraggianti, le aziende hanno vinto e ottenuto un rinvio con partenza a scaglioni.

  • Primo settembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano più di 500 dipendenti, per gli impianti di smaltimento, incenerimento (circa 5 mila) e per i trasportatori che sono autorizzati per trasporti annui superiori alle 3 mila tonnellate (circa 10 mila).
  • Primo ottobre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano da 250 a 500 dipendenti e Comuni, Enti e Imprese che gestiscono i rifiuti urbani della Regione Campania.
  • Primo novembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano da 50 a 249 dipendenti.
  • Primo dicembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano da 10 a 49 dipendenti e i trasportatori che sono autorizzati per trasporti annui fino a 3 mila tonnellate (circa 10 mila).
  • Dopo giugno 2012 per produttori di rifiuti pericolosi fino a 10 dipendenti (dopo la proroga concessa rispetto al primo gennaio 2012).

Il SISTRI – tecnicamente in vigore da ottobre 2010 – è stato istituito con decreto legislativo n.152 del 2006 (articolo 189), integrato e modificato successivamente da altre disposizioni.

Il Testo unico sul SISTRI riunisce i decreti ministeriali in materia: cinque decreti emanati dal Ministro dell’Ambiente (quelli del 17 dicembre 2009, 15 febbraio 2010, 9 luglio 2010, 28 settembre 2010 e 22 dicembre 2010). Il legislatore ha voluto dare avvio ad un sistema informatico di controllo del ciclo dei rifiuti (produzione, detenzione, trasporto e smaltimento) per garantire la correttezza e la trasparenza delle operazioni. Purtroppo, la gestione poco puntuale dei dispositivi da consegnare alle aziende ha alimentato confusione e polemiche da parte di migliaia di soggetti interessati.

Il nuovo Regolamento – che ha fatto slittare al 30 aprile il termine per il versamento dei contributi annuali e per la dichiarazione SISTRI – aveva confermato la proroga per l’avvio operativo del sistema al 1° giugno 2011, nonché quella per la trasmissione dei dati di quanto prodotto, smaltito o recuperato nel 2010 e nel 2011 (31 dicembre) (tramite modulo MUD 2011, con riferimento al periodo 1 gennaio 2011 – 31 maggio 2011).

Se non ché il disastroso esito del Click Day ha riaperto i giochi e la soluzione condivisa con le aziende di settore ha portato al nuovo programma di avvio.

La soluzione tecnologica sostituisce un sistema cartaceo formato da 3 documenti: Formulario di identificazione dei rifiuti, Registro di carico e scarico, Modello unico di dichiarazione ambientale (MUD). Tuttavia, il sistema è risultato sin da subito particolarmente complesso, e non solo perché coinvolge telematicamente Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, Ispra, Ministero dell’Ambiente, Guardia Costiera, Corpo Forestale, Polizia, Guardia di Finanza e Sitra.

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DOCUMENTI

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Kit informatico

I primi intoppi si sono registrati sin dalla fase di consegna del kit informatico agli operatori iscritti vengono consegnati: dispositivo elettronico USB per accedere al sistema, trasmettere i dati, apporre la firma elettronica e memorizzare le informazioni; Black Box in grado di monitorare il percorso del carico dal produttore al centro di smaltimento; apparecchiature di sorveglianza per monitorare entrata e uscita di automezzi dagli impianti di discarica, incenerimento e co-incenerimento.

Come funziona il monitoraggio digitale?

Ammesso di essere convocati e ricevere il kit, i soggetti coinvolti dovranno poi comunicare – ogni volta che viene utilizzato un mezzo di trasporto – quantità e caratteristiche dei rifiuti oggetto della propria attività inserendo il dispositivo USB nel proprio computer, accedendo al sistema tramite inserimento di credenziali e registrando l’operazione di carico.

Al termine della procedura bisogna inserire il dispositivo USB nella Black Box che sarà installata all’interno del veicolo del conducente. In questo modo sarà fatto un controllo sulle informazioni caricate.

Dopo aver rimosso il dispositivo USB si può dare inizio al trasporto. Una volta giunti all’impianto autorizzato di recupero e smaltimento il conducente del veicolo dovrà nuovamente inserire il dispositivo USB nella Black Box quindi nel computer dell’impianto autorizzato di recupero o smaltimento. Al termine della procedura il conducente inserirà ancora il dispositivo USB nella Black Box.

Il sistema di videosorveglianza permette il monitoraggio degli impianti di discarica, di incenerimento e di co-incenerimento poiché consente l’analisi e la raccolta dei dati di accesso agli impianti attraverso la lettura della targa. La tracciabilità dei rifiuti sarà possibile solo se tutti gli attori della transazione sono dotati di dispositivo elettronico.

I problemi del sistema

Ma allora perché il Sistri non funziona? Perché la “rivoluzione digitale dei ciclo dei rifiuti” è stata gestita in maniera errata: il percorso è pieno di ostacoli. Si pensi, ad esempio, alla pubblicazione del nuovo modello MUD sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso aprile. Il testo conteneva errori e omissioni di numerose schede, cosa che rendeva impossibile presentare la dichiarazione unificata per i rifiuti nei termini stabiliti. Una serie di decreti hanno tentato di superare le criticità emerse nel tempo, ma il risultato è ancora lontano.

Ciò che le imprese non hanno perdonato è stata la modifica delle procedure tradizionali di dichiarazione MUD, cosa che in effetti ha gettato nel panico migliaia di imprenditori: il Sistri, infatti, non si limita a offrire funzioni di tracciabilità ma interviene anche sui sistemi gestionali, delle imprese con rilevanti oneri a loro carico.

Ad aggravare la questione è il pesante sistema sanzionatorio che dovrebbe accompagnare il mancato rispetto delle regole (prorogato più e più volte vista l’impossibilità di mettersi in conformità).

Altro aspetto che ha sollevato polemiche è la non gratuità del Sistri: di fatto, è previsto da parte degli operatori un contributo annuo ai fini della copertura degli oneri derivanti dal funzionamento del sistema.

Cosa ancor più paradossale è il malfunzionamento del collegamento al Sistri tramite lo specifico browser.

Quanto ai trasportatori, hanno dovuto affrontare non pochi problemi riguardo la configurazione delle Black Box.

Per concludere, c’era forse un modo alternativo per gestire la tracciabilità dei rifiuti? Certamente si poteva individuare una procedura che assicurava la gestione dei rifiuti in piena legalità e difesa dell’ambiente attraverso un sistema meno complesso, meno oneroso e più efficiente: permettere un dialogo tra Sistri e software gestionale delle imprese, ad esempio, eviterebbe la duplicazione di procedure con conseguenti benefici per le società.

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