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Riforma Lavoro: novità per dipendenti e Pmi

di Nicola Santangelo

Pubblicato 26 Marzo 2010
Aggiornato 6 Febbraio 2012 14:52

Analisi punto per punto delle principali novità in materia di rapporti azienda/dipendente seguite all'approvazione del Collegato Lavoro alla Finanziaria

Con l’approvazione in via definitiva del Senato, lo scorso 3 marzo ha preso il via il Ddl Collegato Lavoro alla Finanziaria 2010. Parecchie le novità per le imprese, che si trovano a dover recepire le nuove misure di prossima pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Una norma ampia (50 articoli) che raccoglie modifiche dal contenuto eterogeneo che coinvolgono privati, imprese e PA.

Il provvedimento, che introduce importanti modifiche alla disciplina del rapporto di lavoro, anche privato, ha spaccato in due l’Italia fra critiche e plausi. Il segretario Cgil, Susanna Camusso, ha parlato di «attacco ai diritti dei lavoratori esercitato nel modo più subdolo» e l’ex leader Sergio Cofferati ha chiesto di scendere in piazza per protestare contro un “provvedimento grave“.

Controversie e arbitrato

Tra le disposizioni che interessano le imprese, ecco gli argomenti più roventi: cade l’obbligo di tentare la conciliazione per le controversie di lavoro; ammissione dell’arbitrato per risolvere le cause innescate dai licenziamenti.

Per risolvere le controversie, dunque, in aggiunta alla via giudiziaria il ddl introduce la possibilità stragiudiziale di ricorrere a un collegio di tre arbitri: due designati dalle parti (azienda e dipendente) e il terzo consensualmente tra professori universitari, avvocati ed esperti di giuslavorismo.

Per quanto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, decanti gli effetti benefici del disegno di legge quali “soluzioni tempestive che hanno un valore particolarmente significativo per la parte debole (il lavoratore), che non può attendere anni per una soluzione (9 anni in media), dall’altra parte si paventa la volontà/rischio di creare una giustizia privatistica piuttosto che ridurre i processi.

La facoltà di ricorrere all’arbitrato deve essere prevista dal Contratto Collettivo ovvero deve divenire scelta del lavoratore all’atto dell’assunzione.

In definitiva la norma tenta di cambiare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, incrinando così i rapporti tra aziende (soprattutto quelle non coperte dal contratto collettivo) e lavoratori, poiché la legge approvata rende possibile l’aggiramento della norma che tutela la dignità dei lavoratori stessi.

Licenziamento

Un altra novità è la modifica delle disposizioni su modalità e termini per l’impugnazione dei licenziamenti individuali, per i quali è ora previsto un termine di 60 giorni dalla ricezione della comunicazione. Può essere effettuata con qualsiasi atto scritto idoneo a manifestare la volontà del lavoratore ed è comunque inefficace se non è seguita entro 180 giorni dal deposito del ricorso alla cancelleria del tribunale ovvero dalla comunicazione alla controparte della richiesta del tentativo di conciliazione o arbitrato. In caso di rifiuto della conciliazione o arbitrato, il ricorso al giudice deve essere depositato entro 60 giorni dal rifiuto o mancato accordo.

Permessi malattia

Ancora una novità per dipendenti e aziende, che dovranno fare i conti con la “cura anti-assenteismo” avviata dal ministro Renato Brunetta: il Collegato Lavoro, infatti, equipara il trattamento dei dipendenti privati a quello previsto per i pubblici: al posto del certificato di malattia tradizionale debutta la versione telematica che il medico dovrà inviare all’INPS che, a sua volta, lo inoltrerà al datore di lavoro.

Si infittisce in definitiva il controllo sulle assenze dal lavoro per malattia sottoponendo, tra l’altro, i medici a pesanti sanzioni che, nei casi più drastici prevedono il licenziamento per i dipendenti dalle Asl e la decadenza della convenzione con il servizio sanitario per i medici privati.

Ispezioni sul lavoro

Il collegato lavoro riscrive la norma in materia di ispezioni sui luoghi di lavoro. Gli ispettori potranno accedervi secondo modi e tempi consentiti dalla legge. Per le ispezioni superiori a un giorno dovrà essere rilasciato, al datore di lavoro, il verbale di primo accesso dal quale si dovranno rilevare: lavoratori trovati al lavoro, modalità del loro impiego, specificazione delle attività compiute dal personale ispettivo e tutte le richieste che possono tornare utili per l’accertamento di eventuali illeciti.

Qualora vengano constatate irregolarità per le quali sia prevista l’applicazione di sanzioni amministrative, l’ispettore provvederà a diffidare il datore di lavoro a eliminare l’irregolarità entro 30 giorni. In caso di ottemperanza il trasgressore dovrà pagare la sanzione minima o un quarto della sanzione in misura fissa.

Sanzioni per contratti irregolari

Altra novità è la semplificazione delle procedure sanzionatorie in materia di lavoro nero e irregolare, inteso come mancato adempimento della comunicazione obbligatoria preventivamente all’inizio del rapporto di lavoro. Le sanzioni amministrative vanno dai 1.500 ai 12.000 euro per ciascun lavoratore irregolare, maggiorate di 150 euro per ogni giornata di lavoro effettivo.

Se invece il datore di lavoro regolarizza la posizione del lavoratore successivamente all’inizio del rapporto di lavoro ma prima che venga avviata l’ispezione, l’importo della sanzione arriva fino a 8.000 euro per ciascun lavoratore maggiorata di 30 euro per ciascuna giornata di lavoro irregolare.

Orario di lavoro

Riscritte, infine, le regole sanzionatorie anche per orario di lavoro, riposo settimanale, ferie annuali retribuite e riposo giornaliero. Tuttavia tali regole possono essere derogate con la stipula di contratti collettivi nazionali fra impresa e le organizzazioni sindacali.