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Gli immigrati ci garantiscono le pensioni: dati INPS e DEF

di Alessandra Gualtieri

19 Aprile 2023 11:10

Senza i contributi degli immigrati i conti INPS andrebbero in rosso, chiudere le frontiere danneggia il Welfare: simulazioni INPS e DEF.

«Chiudendo le frontiere rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale»: è quanto preconizzava nel lontano 2017 l’allora presidente dell’INPS, Tito Boeri, che calcolava in 38 miliardi di euro in 22 anni il saldo positivo dato dall’apporto della contribuzione versata nelle casse dell’Istituto di previdenza dalla forza lavoro degli immigrati in Italia.

Numeri confermati quest’anno, non soltanto dall’INPS sulla tenuta del sistema previdenziale ma anche dal Governo in merito ai conti pubblici: nel DEF (Documento di Economia e Finanza) si stima che, con un incremento del 33% di immigrati in Italia, nel 2070 si verificherebbe un calo del debito al 2070 di oltre 30 punti rispetto allo scenario di riferimento.

Pensioni: il contributo degli immigrati

La simulazione INPS degli scorsi anni analizza la spesa previdenziale fino al 2040, ipotizzando flussi di immigrati verso l’azzeramento (riduzione annua progressiva di circa 80mila contribuenti immigrati), dato una retribuzione media, la perdita per il welfare italiano da 38 miliardi di euro.

inps immigrazione

 

Ci sono anche delle tendenze che giocano a “nostro favore” ed a scapito della forza lavoro immigrata: molti stranieri, soprattutto extra-comunitari, cominciano a lavorare tardi nel nostro Paese, maturando quindi molto in ritardo un diritto a pensione pur versando regolari contributi nelle casse previdenziali. Non solo: molti lasciano l’Italia prima ancora di maturare i requisiti contributivi minimi, di fatto “regalandoci i loro contributi”.

Da qui il contributo significativo degli immigrati al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale.

Anche perché, come ha ricordato il presidente INPS nei giorni scorsi, l’attuale saldo con i lavoratori stranieri è decisamente positivo: “chi arriva in Italia in larga maggioranza è giovane e, laddove lavora in chiaro, contribuisce in modo positivo al welfare italiano”.

Immigrazione regolare contro il calo demografico

Ancora una riflessione: come ha ricordato l’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano in un recente articolo scritto per il nostro Settimanale di PMI.it, in vista della riforma pensioni 2024, per valutare le strategie di potenziamento del nostro sistema previdenziale, bisogna innanzitutto partire dal rapporto numerico tra lavoratori e pensionati:

Oggi è di 1,4 a 1 e, a metà di questo secolo, c’è chi prevede che saremo in una condizione di parità: 1 a 1. In un sistema a ripartizione, nel quale chi lavora paga con i suoi contributi le pensioni in essere, questa tendenza desta preoccupazione.

Poiché l’Italia soffre di un significativo calo demografico, sotto il profilo economico e sociale – oltreché umanitario – il tema dell’immigrazione andrebbe affrontato con una prospettiva più ampia:

avremmo bisogno di immettere nel mercato del lavoro almeno 200mila immigrati ogni anno, mentre i Decreti ne prevedono meno della metà.

Non a caso, è in via di predisposizione un nuovo Decreto Flussi 2023 dopo il boom di richieste al click day dello scorso 27 marzo, quando le domande di ingresso per lavoro regolare sono state oltre il doppio delle quote ammissibili.