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Welfare aziendale, l’impatto dei contratti

di Anna Fabi

Pubblicato 15 Marzo 2018
Aggiornato 27 Settembre 2018 09:57

Servizi di welfare aziendali nei contratti nazionali di lavoro e fruizione dei benefit da parte dei dipendenti: Osservatorio su settori, beneficiari e importi medi.

Il settore più attivo sul fronte del welfare aziendale è quello della manifattura, spinto dalla contrattazione. I benefit di gran lunga più utilizzati sono i rimborsi spese per istruzione o sanità e le integrazioni previdenziali. L’importo medio annuo del valore pro capite è di 645 euro, in calo del 21% rispetto al 2016 (probabilmente a causa dell’aumento dei piani finanziati tramite contratti di lavoro, che prevedono importi inferiori). Sono i risultati chiave dell’edizione 2018 dell’Osservatorio di Easy Welfare, condotta su un panel di 382 aziende.

Welfare nei CCNL

Per quanto riguarda i settori in cui vengono utilizzati gli strumenti di welfare aziendale, spicca il manifatturiero, al primo posto con il 43%, che registra un balzo di 13 punti rispetto al 2016. Il motivo è rappresentato dall’accordo del febbraio 2017 a integrazione del CCNL metalmeccanici, che dallo scorso primo giugno prevede misure di welfare per i dipendenti.

Segue a grande distanza il commercio, che rappresenta il 12%. Sul terzo gradino del podio i servizi finanziari, 9%, a pari merito con software, media, digital e telco.

 

Anche altri contratti nazionali iniziano a recepire la parte relativa al welfare aziendale, ad esempio orafi e argentieri dal gennaio 2018 e telecomunicazioni dal luglio 2018.

I beneficiari dei piani di welfare aziendale sono per lo più nella fascia di età fra i 41 e i 55 anni, in larga misura uomini, 69%, contro il 31% di destinatarie lavoratrici. Questo gender gap, segnala il report «può essere spiegato almeno in parte dalla composizione del campione delle aziende considerate, spesso caratterizzate da una popolazione a prevalenza maschile».

Classifica Benefit

Quali invece i servizi di welfare aziendale più gettonati?

  • Istruzione (31%)
  • sanità (18,6%)
  • previdenza integrativa (20,7%)

Come si vede rappresentano in tutto il 70% dei consumi di welfare. Il dato è in linea con quanto già evidenziato nel 2016.

Segue, con il 16,1%, in lieve aumento dal 15,7% del 2016, la fascia relativa ai fringe benefit (card, buoni, cofanetti). Crescono anche i servizi relativi all’area ricreativa, all’11,7% dal 9,5% del 2016 (anche grazie all’aumento dei servizi fruibili).

Valore

Come detto, l’importo medio 2017 è pari a 645 euro, il 21% in meno rispetto agli 820 euro del 2016. Questo risultato è dovuto per lo più alla diffusione di piani flexible, finanziati proprio dal contratto dei metalmeccanici, che prevedono importi più ridotti.

I benefit più alti sono previsti nel settore dei servizi finanziari (si va dai mille ai 2mila euro l’anno di valore).

Per quanto riguardo la tipologia di finanziamento dei piani di welfare, resta maggioritaria la quota di imputabile alla liberalità delle imprese, 41%, mentre il 20% di aziende hanno piani finanziati esclusivamente con i fondi previsti dal contratto nazionale.

C’è poi un 15% di aziende in cui le risorse derivano dalla conversione dei premi di risultato. Infine, il 27% delle imprese del campione combina diverse fonti di finanziamento.