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RfID & Mobile: binomio vincente grazie alla NFC

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 29 Novembre 2007
Aggiornato 5 Giugno 2013 16:17

Dopo la liberalizzazione delle radio frequenze su banda UHF e l'atteso arrivo dell'RfID mobile NFC, l'Italia si prepara a nuovi scenari di mercato

Dopo la liberalizzazione delle radio frequenze su banda 865-868 MHz, anche in Italia hanno cominciato a delinearsi nuove prospettive di mercato per le tecnologie senza filo RfID (Radio Frequency Identification), soprattutto se declinate in versione mobile.

In attesa del lancio commerciale dei nuovi cellulari dotati di smart tag RfID per lo scambio dati a corto raggio Near Field Communication, il decreto ministeriale dello scorso luglio ha già aperto le porte all’utilizzo ad ampio spettro di dispositivi indoor ma anche outdoor -con potenza da 2 a 4 watt- per identificazione e tracciabilità di prodotti, elementi e apparecchi anche su banda UHF (Ultra High Frequency), dando così nuova linfa al mercato delle cosiddette tag ‘passive’, le etichette intelligenti che non necessitando di alimentazione a batteria si rivelano particolarmente leggere, economiche e di facile impiego e gestione.

Come a dire: finalmente non più soltanto Telepass, ma riconoscimento automatico su onde radio per tutta una serie di possibili applicazioni, nei diversi settori della filiera industriale e del mercato business e consumer: dai trasporti alla sicurezza, dalla sanità al settore alimentare, dalla finanza all’impresa.

Complici, il maggiore livello di sicurezza e affidabilità delle odierne prestazioni e la sistematica riduzione dei costi, tanto software che hardware.

Le etichette elettroniche, col loro bagaglio di informazioni univoche custodite su microchip ‘leggibili’ e aggiornabili, sono destinate a rivoluzionare molti dei servizi più comuni, e non soltanto nei settori più strettamente industriali (logistica, automazione dei processi, gestione elettronica della produzione, stoccaggio dei prodotti, archivio e monitoraggio, controlli di sicurezza, etc.) come saremmo istintivamente portati a pensare.

La rivoluzione RfID di seconda generazione, infatti, parla sempre più il linguaggio delle comunicazioni mobili e convergenti, ne sposa la filosofia, ne imita i meccanismi: l’identificazione a distanza potrebbe aprire le porte a nuove forme di comunicazione e marketing interattivo.

Basti pensare al fermento suscitato dalla tanto attesa tecnologia combinata NFC, che consente la comunicazione a corto raggio -coprendo distanze fino a 20 cm con velocità di trasferimento fino a 212 su frequenza 13,56 MHz KB- tra dispositivi e terminali, compresi cellulari (in fase di sperimentazione in Francia, Germania, Finlandia, Paesi Bassi e Usa), scanner, stampanti, fotocamere, POS abilitati ai pagamenti mobili e cartelloni pubblicitari di ultima generazione per la fruizione di spot interattivi contactless collegandosi a call-center o siti web presso cui scaricare informazioni sponsorizzate, trailer di film, demo musicali. Il tutto, semplicemente accostando il cellulare a un totem o tabellone pubblicitario.

La tecnologia RfID, quindi, se utilizzata su database o reti informative e di comunicazione (Internet, banche dati, etc.), può fornire servizi di gran lunga più profittevoli e flessibili della semplice tracciabilità. Questo perché i dispositivi impiegati non sono soltanto semplici targhette elettroniche o codici a barre digitali ma strumenti di business a corredo del vasto microcosmo di soluzioni e tool che gravitano intorno al cosiddetto ambiente Enterprise 2.0.

Secondo recenti studi di mercato, l’RfID per dispositivi mobili NFC (Near field communication) avrà un forte impatto non solo nel settore dei micropagamenti ma anche come strumento di marketing, a servizio delle campagne di fidelizzazione e, più in generale, delle soluzioni di CRM.

Gestori e fornitori (Samsung, Nokia, etc.) sono già all’opera per assicurarsi i servigi della nuova tecnologia che, messa a punto da Sony e Philips, è già stata introdotta in via sperimentale in Europa e si prepara al lancio su vasta scala in tutti i principali paesi occidentali entro i prossimi tre anni, il tempo necessario affinché si completi il necessario processo di standardizzazione e interoperabilità senza il quale è impensabile puntare sulla NFC come tecnologia d’assalto.

Ad occuparsene è soprattutto l’NFC Forum, organizzazione internazionale no-profit per la definizione di standard comuni, nel cui ambito operano anche le italiane DS Group, società di consulenza informatica, il laboratorio CATTID dell’Università la Sapienza di Roma ed il provider di servizi interbancari Consorzio Triveneto.

Nel frattempo, non si può dire che il mercato italiano dell’RfID si stia mostrando poco recettivo: secondo i dati diffusi a giugno dall’Osservatorio permanente sull’RfID (School of Management, Politecnico di Milano) nel 2006 le applicazioni esecutive hanno registrato un incremento superiore al 100%: da 136 a 303.

Analizzando circa 830 applicazioni (di cui 450 già esecutive o in stadio avanzato di sperimentazione) in circa 600 imprese, la ricerca effettuata dall’Osservatorio ha delineato pro e contro, driver e deterrenti, benefici e ostacoli delle soluzioni RfID in azienda. Il risultato degli studi ha evidenziato come in Italia si sia ancora lontani da un pieno successo di mercato nonostante i numeri: il turnover di 110 milioni di euro (hardware, software e servizi) nel 2006 (+ 47% rispetto all’anno precedente) è stato inferiore alle attese, soprattutto se pensiamo all’incidenza delle grosse imprese.

L’RfID si conferma un business per le PMI. Dei progetti avviati, il 70% hanno trovato attuazione in cinque principali ambiti applicativi: operations e supply chain (25%); identificazione e autenticazione persone (15%); logistica (12%); asset management (11%); ticketing (9%).

In termini di ROI, i principali ritorni economici si sono registrati in settori eterogenei: trasporti (composizione dei convogli ferroviari, gestione attività portuali, etc.) largo consumo, manifattura di beni di alto valore, archiviazione reperti museali e bibliotecari.

Lo scenario attuale sembra quindi ben prestarsi ad accogliere e cogliere con entusiasmo le nuove opportunità fornite dalla Near Field Communication. Soprattutto se abbinate ad un elemento così protagonista del mercato come il cellulare. Il semplice contatto di un telefonino NFC con un altro terminale/lettore abilitato permetterà di poter leggere o scrivere su ognuno dei due, ma anche di scambiarne le rispettive informazioni: i nuovi cellulari con tag passivo RfID consentiranno anche di effettuare pagamenti con carta di credito, prenotazioni, scambio dati e informazioni con un semplice gesto della mano: basterà accostare il terminale mobile al dispositivo/interfaccia per fruire dei servizi.

I punti di forza dell’NFC come tecnologia RfID? Niente settaggi particolari, niente connessioni radio o web, intuitività e semplicità d’uso, sicurezza e velocità di scambio. E soprattutto, integrazione con l’inseparabile compagno di vita e di business: il cellulare.

Non c’è dubbio quindi che, una volta completato l’iter della standardizzazione, la NFC possa tramutarsi nella killer app per l’RfID, un ecosistema tecnologico sempre più all’insegna della convergenza e sempre meno circoscritto a quell'”Internet degli oggetti” come è stato finora considerato.

Ciò che forse manca ancora in Italia è la piena consapevolezza delle potenzialità dell’RfID. Per quanto l’Europa tutta sia all’avanguardia nel campo della R&S di reti intelligenti e dispositivi e applicazioni innovative, gli utenti finali considerano per il momento tag e lettori qualcosa come una semplice chiave elettronica dotata di memoria digitale, mentre invece a livello industriale la conoscenza e l’adozione sono già piuttosto consolidate.

Anche in questo senso, l’introduzione sul mercato di una tecnologia RfID abbinata all’uso del telefonino potrebbe finalmente ‘sdoganare’ la Radio Frequency Identification come un’ulteriore tecnologia consumer. E di certo, le implicazioni di mercato nel macrocosmo ICT ne faranno presto un significativo driver di crescita e diversificazione nei sistemi di comunicazione, sempre più interattiva.

Dopo la liberalizzazione della radio frequenze UHF si attende ora un perfezionamento del quadro normativo che tuteli utenti e operatori in termini di sicurezza e privacy, soprattutto se i dati dei tag saranno veicolati su reti mobili o IP.

Un framework legislativo completo è assolutamente necessario considerate le potenzialità del mercato in questione: con un valore globale di 1,5 miliardi di dollari, l’industria mondiale dell’RfID è in fortissima ascesa. Secondo la più prestigiosa research firm attiva in questo settore, la IdTechEx, a fine 2007 le etichette intelligenti distribuite in tutto il mondo supereranno quota 1,7 miliardi per un business complessivo da 4,96 miliardi di dollari, smart cards in testa alla classifica dei segmenti più lucrativi. All’Europa, un congruo terzo del mercato, dopo Cina e Usa.

Entro i prossimi dieci anni le stime ipotizzano un boom commerciale su vasta scala, che si tradurrà addirittura in un giro d’affari da 27,8 miliardi di dollari.

Chissà quale fetta spetterà alle soluzioni mobili. Entro i prossimi dodici mesi, le prime risposte.