Anche in Italia potremo pagare con lo smartphone a prescindere dall’operatore mobile utilizzato, grazie a una cloud tutta gestita dalla nostra banca. Funziona così la tecnologia HCE (Host Card Emulation), che comincia a muovere i primi passi anche da noi in alternativa al modello basato su SIM. Si ampliano quindi le opportunità per gli utenti e, al tempo stesso, emerge una prima frattura tra banche e operatori mobili sul fronte dei pagamenti digitali.
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Modelli di pagamento Mobile
In Italia, i pagamenti mobili NFC sono infatti nati all’ombra di un accordo banche-operatori, basati sul modello SIM-based in base al quale i dati dell’utente sono ospitati su speciali SIM. L’effetto pratico è che, per pagare in questo modo, è necessario sperare che sia il nostro operatore sia la nostra banca abbiano stretto un accordo. Con l’HCE cade questo vincolo: basta avere il conto su una banca che supporti il servizio. Ma ne nasce un altro: utilizzare uno smartphone Android 4.4. La svolta, infatti, è arrivata quando Google ha deciso di supportare HCE nel sistema operativo, fornendo gratis le API. Un terzo modello è quello di Apple, dove i dati dell’utente sono presenti a bordo del terminale. Si tratta del servizio Apple Pay, che parte in questi giorni negli USA e arriverà nel 2015 in Europa.
Soluzioni HCE
Mastercard e Visa hanno colto al volo la possibilità di sfruttare l’HCE. In Italia, il primo segnale di cambiamento arriva da CartaSì, che ha annunciato qualche giorno fa una piattaforma (con Visa) aperta a vari soggetti, tra cui banche. Dichiara Valeria Portale, esperta di questi temi per gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano.
«Non sappiamo quali soggetti saliranno a bordo. Unicredit però è un buon primo candidato, dato che è la principale banca che non ha mai voluto aderire a un modello SIM-based. Un’altra può essere Intesa Sanpaolo che, pur avendo fatto accordi con gli operatori in Italia, all’estero ha già adottato l’HCE». «Sembra insomma che Intesa Sanpaolo voglia cavalcare entrambi i modelli».
Per l’Italia è una grossa novità. Ad usare una tecnologia HCE, con il Cloud, è stata storicamente Google (con il Google Wallet), ma solo negli USA. Spiega Portale:
«Vengono usate tecnologie di tokenizzazione nella cloud, per offrire una sicurezza analoga a quella del modello SIM-based».
Tutto considerato, ciascun modello comporta dei vincoli cui l’utente deve sottostare: appoggiarsi ad un operatore mobile specifico o utilizzare uno smartphone idoneo (Android 4.4 o Apple); oltre che, ovviamente, attivare una carta di credito su una banca che supporti il servizio. Secondo Portale, tuttavia:
«A tendere, il modello SIM-based non avrà più paletti, man mano che tutti gli operatori italiani si accorderanno con tutte le banche o quasi».
Servizi presenti e futuri
E’ un fenomeno in progressione. TIM sta per lanciare la propria carta prepagata, compatibile con il servizio TIM Wallet, che già supporta le banche Intesa Sanpaolo, Mediolanum, BNL e, a breve, UBI Banca. Vodafone con Vodafone Wallet supporta la sua prepagata e a breve le carte Mediolanum. Nei prossimi mesi scenderanno in campo anche 3 Italia e Wind (che tempo fa fecero sperimentazioni NFC con BNL). In questi giorni, Poste Mobile ha fatto il passo definitivo verso l’NFC: tutti gli uffici postali ora danno solo SIM di questo tipo; inoltre all’utente è permesso associare alla SIM non solo nuovi strumenti di pagamento ma anche carte Postamat o Postepay già attive.
Altra notizia che conferma la maturazione dello scenario: i quattro operatori hanno lanciato una piattaforma interoperabile per i pagamenti mobili. A tendere, l’utente potrà cambiare operatore e migrare, oltre al numero, anche i propri “wallet” digitali, con le carte di pagamento. A piccoli passi e con un certo ritardo rispetto ai ripetuti annunci degli anni scorsi, si sta delineando il quadro che ci accompagnerà verso un futuro in cui pagheremo agevolmente con il nostro telefonino, alle casse.