A differenza del nostro, molti paesi utilizzano o sono in procinto di utilizzare le tecniche di sicurezza basate sui dati biometrici.
E’ il caso del Regno Unito che vede crescere a nove gli aeroporti dotati di un sistema di scansione dell’iride per permettere l’identificazione univoca dei passeggeri. Pochi giorni fa, infatti, nell’aeroporto di Gatwick South è stato messo in funzione lo scanner che, ad oggi, si aggiunge a quelli già presenti in altri aeroporti come ad esempio quelli di Manchester, Birmingham, Heathrow, ecc.
Il progetto prende il nome di IRIS (Iris Recognition Immigration System) e ha lo scopo di evitare ai viaggiatori residenti nel Regno Unito (e che non hanno avuto né problemi con la giustizia, né sono presenti nel database degli immigrati) i classici controlli anti-immigrazione.
In questo modo i viaggiatori non perdono ulteriore tempo al varco e non hanno la necessità di mostrare alcun documento alle autorità preposte.
Attualmente le persone registrate (e che quindi hanno una propria scansione dell’iride che li distingue da tutti gli altri) sono 82000 e hanno utilizzato il sistema per oltre 360mila voli.
Purtroppo la biometria, intesa nella sua totalità, seppur estremamente affascinante e convincente sui temi che riguardano la sicurezza, non viene affatto utilizzata e spesso neanche tenuta in considerazione in molti paesi europei.
L’Italia ad esempio è una di quelle nazioni che dedica troppo poco a vantaggio della ricerca e della sperimentazione biometrica. E c’è da stupirsi visto il gran numero di problemi che l’applicazione di queste tecniche potrebbe risolvere, non ultimo quello del controllo degli accessi per l’immigrazione.
Al contrario l’Inghilterra, e in particolare Londra, ha mostrato in questo caso un grande interesse nella sperimentazione, che, partita ormai da qualche anno, ha colto i suoi frutti e in questi anni si sta consolidando.
E pur vero che in Italia c’è molta più paura per la propria privacy e per questa ragione le persone diffidano dall’utilizzo di questi mezzi e rifiutano l’idea che le loro impronte digitali o le loro scansioni dell’iride vengano messe in un database.
Quando troveremo un giusto compromesso tra sperimentazione e privacy e inizieremo anche noi ad utilizzare queste tecniche?