Aziende a rischio: DVR da aggiornare

di Anna Fabi

Pubblicato 19 Marzo 2020
Aggiornato 9 Giugno 2020 06:51

L'emergenza Coovid-19 richiede l'aggiornamento del Documento della Valutazione dei Rischi (DVR) nelle aziende a rischio, in primis nella sanità.

L’emergenza Coronavirus che sta coinvolgendo tutto il territorio nazionale impone un repentino aggiornamento del Documento della Valutazione dei Rischi (DVR) delle aziende, in modo particolare per i lavoratori della sanità. Pensiamo ai Pronto Soccorso e alle terapie intensive di molti ospedali italiani.

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L’aggiornamento del documento di valutazione dei rischi può essere compiuto dal datore di lavoro entro 30 giorni dal momento in cui si verificano le nuove condizioni che richiedono un nuovo esame, avvalendosi sempre del RSPP, del Medico Competente e del RLS.

Il Covid-19 deve essere considerato un agente biologico in grado di rappresentare un rischio professionale legato alla mansione svolta dal lavoratore. Soprattutto in sanità, chi si ammala sul lavoro è come se subisse infortunio.

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L’art.29, comma 3 del Testo Unico legittima una rielaborazione del DVR in precise circostanze:

La valutazione dei rischi deve essere immediatamente rielaborata, nel rispetto delle modalità di cui ai commi 1 e 2, in occasione di modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione o della protezione o a seguito di infortuni significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità. A seguito di tale rielaborazione, le misure di prevenzione debbono essere aggiornate”.

Il documento deve prendere in esame i rischi professionali legati alla mansione del lavoratore, vale a dire i rischi a cui un lavoratore è esposto nell’espletamento della sua attività lavorativa.

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L’aggiornamento del VDR, inoltre, deve necessariamente prendere in considerazione tutti i rischi presenti dentro l’organizzazione aziendale, non solo quelli inerenti l’esposizione al Coronavirus, tra i quali rientrano i “rischi generici aggravati dal lavoro” che comprendono l’incremento dello stress degli operatori e le possibili aggressioni nei confronti degli operatori.