Entrano nel mondo del lavoro con un bagaglio culturale e personale diverso da quello dei colleghi più anziani: sono ipertecnologici, flessibili, hanno ritmi di vita diversi. È la “Generazione Y“, quella dei giovani nati dopo il 1977, che con le loro nuove motivazioni possono rappresentare un fattore di crescita per le aziende. L’argomento è stato al centro dei lavori di “Generazione Y: siamo pronti per loro?”, convegno organizzato da CRF Institute nell’ambito dei Top Employers Seminars, in collaborazione con il COSP, il centro orientamento allo studio e alla professioni dell’Università degli Studi di Milano.
Dopo i baby boomers, nati negli anni ’60, «i giovani talenti destinati a sostituirli sono decisamente meno numerosi» sottolinea Alessio Tanganelli, country manager Italia di CRF Institute: «ecco dunque la necessità per le aziende di trovare nuovi modi per attrarli e trattenerli, facendo leva sulle loro motivazioni e aspettative, spesso diverse da quelle dei loro padri». Quali sono le loro modalità di rapportarsi con leadership, colleghi, clienti? In che modo si puo’ dar vita a nuovi modelli fra persone e organizzazione? «Innanzitutto, con la flessibilità», spiega Tanganelli. A livello internazionale, il 97% delle aziende offre il part-time, il 92% l’orario flessibile, l’83% il telelavoro, il 43% congedi parentali oltre i termini di legge e il 40% concorda addirittura con i dipendenti un programma di gestione del tempo.
«Fino ad oggi le esigenze del business venivano prima di quelle delle persone» aggiunge Luca Solari, docente di Organizzazione Aziendale all’Università degli Studi di Milano, che avverte: «ma il panorma sta cambiando, e non è più pensabile chiedere alla generazione Y di fermarsi in ufficio fino a tardi o di rinunciare al week end solo in nome della dedizione al lavoro. E’ arrivato il momento di ripensare il modello organizzativo, e di trovare nuove strade di dialogo fra persone e organizzazione, Un terreno ancora sconosciuto e un tema finora dimenticato anche dalle ricerche scientifiche”.
Queste alcune delle priorità delle nuove generazioni che richiedono risposte da parte delle aziende: uno stile di vita appagante, la realizzazione professionale, il lavoro in team, il work life balance, la possibilità di cambiare frequentemente mansioni, lavoro, nazione e persino continente.
Tutti elementi di cui le imprese e i manager che le gestiscono possono tenere in considerazione, anche con l’obiettivo di predisporre modelli organizzativi di eccellenza nella gestione del talento in Italia. All’incontro sulla generazione Y hanno partecipato, fra gli altri, Gabriella Pravettoni, docente di Psicologia Generale dell’Università degli Studi di Milano e presidente del Cosp, Antonella Lozzi, Delivery and Capabilities Director di Avanade, Elena Panzera, Direttore Risorse Umane di SAS Institute, Mario Gastaldi, Consulente internazionale e fondatore di Brain Team Consulting, Cesarina Budetta, Head of Human Resources, Unicredit Business Partner.
Il Crf Insititute, organizzazione internazionale indipendente di certificazione che valuta le aziende virtuose nella gestione del capitale umano e nelle best practises Hr, prevede altri appuntamenti sul tema nel prossimo mese di settembre a Roma e a Milano.