Dal 2007 al 2009 le imprese familiari hanno incrementato il numero dei loro dipendenti del 12,1%. Hanno accusato di più la crisi ma hanno risposto meglio ad essa.
Saranno pochi i manager esterni che decidono di mettere le proprie competenze a servizio delle aziende familiari ma i dati riferiscono di un +12,1% in termini di occupazione nel triennio 2007-2009 per questa tipologia di aziende. Negli ultimi tre anni hanno rappresentato la tipologia di imprese che ha sofferto di più la scure della crisi economica ma hanno anche dimostrato di essere quelle che hanno saputo rispondere meglio alle difficoltà venutesi a creare con un 2010 che ha fatto registrare un +7% in termini di crescita.
Questi dati sono emersi dalla terza edizione dell’Osservatorio AUB su tutte le aziende familiari italiane di medie e grandi dimensioni, realizzato da Guido Corbetta, Alessandro Minichilli e Fabio Quarato della Cattedra AIdAF-Alberto Falck di Strategia delle aziende familiari della Bocconi in collaborazione con AIdAF (Associazione italiana delle aziende familiari), gruppo UniCredit e Camera di Commercio di Milano e presentata a Milano.
L’Osservatorio, è specificato, “analizza le aziende italiane con un fatturato superiore ai 50 milioni di euro (6.816 imprese) e si sofferma sulle caratteristiche e le performance di quelle a controllo familiare (3.893 , ovvero il 57,1% delle medio-grandi imprese italiane, che si riducono a 2.423 dopo l’eliminazione delle sovrapposizioni dovute agli intrecci proprietari)”. Rispetto al dato generale ed in controtendenza ad esso nel Lazio, in Puglia, in Sicilia e nel Trentino Alto Adige è stato registrato un incremento del numero di imprese familiari mentre il calo è stato registrato in Umbria, Abruzzo, Toscana e Friuli Venezia Giulia. Per quanto concerne il reddito, i dati più positivi sono stati registrati in Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana, Lazio, Abruzzo e Campania.
Come già detto, negli ultimi tre anni questa tipologia di azienda è tra quelle che hanno sofferto di più la crisi ma la risposta fornita è risultata importante in quanto il dato registrato del 2010 mostra una crescita del 7% e la redditività ha conosciuto performance positive con il ROI incrementatosi dal 6% al 7,2% ed il ROE dal 4,3% al 6,7% incrementi, però, comunque inferiori a quelli registrati negli anni che hanno preceduto la crisi finanziaria. Le criticità sono rappresentate, invece, dall’indebitamento.
Oltre metà delle imprese “denuncia un rapporto-si legge nel comunicato di presentazione dei risultati dell’Osservatorio- tra posizione finanziaria netta ed Ebitda superiore alla soglia d’allarme di 4, e una media che si attesta ben al di sopra (6,4). Il dato è però controbilanciato da due novità positive: l’incremento delle aziende con disponibilità liquide in eccedenza rispetto ai debiti finanziari (dal 16,3% del 2008 al 19,4% del 2010) e la riduzione delle aziende con Ebitda negativo (solo il 4,1%)”.