Soltanto il 53% delle aziende del settore industriale ha fiducia nella propria strategia di ripristino dei dati nell’eventualità di un’emergenza, mentre il 45% pensa di non proteggere adeguatamente le proprie informazioni aziendali. È quanto emerge da una ricerca condotta da Acronis Global Disaster Recovery, azienda attiva nella produzione di soluzioni per il ripristino d’emergenza e per la protezione dati in ambienti fisici, virtuali e cloud, su un campione di aziende di 18 Paesi operanti nel settore industriale.
La ricerca Acronis rivela che quasi la metà degli intervistati, il 45%, individua nella carenza di budget e di risorse IT un grande ostacolo, l’11% afferma di non investire affatto in sistemi di backup e DR, e il 25% dichiara di non avere l’appoggio del proprio team dirigenziale.
In un settore altamente competitivo, dove la tolleranza di eventuali tempi d’interruzione è pressoché pari a zero, e a seguito di un anno in cui sono stati registrati livelli record di conflitti politici, emergenze ambientali ed economiche, è preoccupante che solo il 45% delle imprese affermi di non aspettarsi periodi di inattività consistenti in caso di eventi o emergenze di grave entità.
Anche le nuove tecnologie di virtualizzazione e cloud computing – sistema di software installati direttamente sulla rete (in uno spazio chiamato cloud, nuvola), sulla quale vengono depositati dati di ogni genere, utilizzabili dal proprio pc – volti a semplificare l’archiviazione e la fruibilità dei dati, implicano nuove sfide per i reparti IT. La grande maggioranza (67%) dei manager IT intervistati, concorda sul fatto che il maggiore ostacolo dei contesti ibridi è lo spostamento dei dati tra ambienti fisici, virtuali e cloud.
Diversamente un quarto degli intervistati, 26%, ha creato una versione virtuale di dati pari al 50% o più, una cifra destinata a crescere del 30% nei
prossimi 12 mesi. Ancora quanto emerge dalla ricerca della Acronis Global Disaster Recovery sembrerebbe che nonostante esista un incremento di virtualizzazione, molte aziende lasciano i propri dati a rischio e, più precisamente, quasi il 40% conferma di eseguire il backup dei server virtuali solo mensilmente o a intervalli non definiti.
Nonostante i timori relativi alla sicurezza e alla disponibilità abbiano finora rallentato l’adozione del cloud per il disaster recovery, il settore registra
la possibilità di un’inversione di tendenza: il 94% degli interpellati prevede l’impiego del clouding entro i prossimi 12 mesi, mentre il 53% ne riconosce
la potenziale riduzione dei costi operativi ottenibile, ma la maggior parte non ha intenzione di farne uso. Infine ben un terzo (29%) si affida al caso e
afferma di non disporre di alcuna strategia di backup off-site.
Dalla ricerca emerge uno scetticismo nei confronti della tecnologia informatica e una tendenza a rimanere ancorati a metodi più comprensibili
e tradizionali. Al fine di semplificare il lavoro è piuttosto necessario stare al passo con i tempi e perseguire una certa omogeneità, evitando una
gestione ibrida che potrebbe essere causa di inefficienza dei sistemi o di errori.