Si scrive BYOD, si legge Bring Your Own Device, ovvero letteralmente “porta il tuo proprio dispositivo”. Si tratta della pratica dell’uso di dispositivi portatili personali per scopi aziendali, una tendenza da seguire con una certa attenzione se è vero, come sottolineato peraltro in una recente ricerca targata Gartner, che ben il 38% delle imprese prevede di smettere di fornire dispositivi ai dipendenti già entro il 2016.
Smartphone, tablet e PC saranno quindi sempre più scelti e gestiti direttamente dal dipendente, con vantaggi innegabili per quel che riguarda le possibilità di svolgere il lavoro in mobilità. E il tutto fa da volano anche per l’azienda, che ne beneficerà in termini di innovazione, con tutta una serie di applicazioni mobile che si occuperanno così della gestione e condivisione delle agende come della registrazione delle presenze sul lavoro, fino alla gestione più razionale possibile delle risorse umane.
Un cambiamento definito da David Willis, vice president di Gartner, come «il più significativo degli ultimi decenni che abbia riguardato i sistemi client», il quale «faciliterà lo sviluppo di una più grande forza lavoro in grado di spostarsi, migliorando la soddisfazione degli impiegati e limitando i costi per l’azienda». Aziende che però sembrano ancora un po’ lente nella ricezione dell’argomento, con il BYOD che è oggi allo stadio iniziale in molte di esse, per quanto negli Usa l’adozione del BYOD risulti comunque essere due volte superiore a quella europea. In generale, solo il 22% dei CIO dichiara di aver già completato realizzazioni significative.
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Forse anche perché le questioni legate alla sicurezza dei dati aziendali hanno da sempre preoccupato in particolare le sezioni IT aziendali. Dai dati Gartner emerge comunque un certo cambio di direzione rispetto al passato, con la metà circa dei CIO intervistati che esprime fiducia nei confronti degli strumenti oggi disponibili a supporto del BYOD e della sicurezza.