La spending review è al varo del Consiglio dei Ministri: il tanto atteso resoconto sulla spesa pubblica che dovrebbe avere come fine primario il reperimento di nuove risorse, sia per evitare il prossimo incremento dell’Iva, previsto per ottobre, sia per rimpolpare le casse dello Stato e pareggiare il bilancio.
La revisione dei conti è stata attuata dal Ministro Pietro Giarda, in seguito a mesi di accurato lavoro che dovrebbe portare al recupero di circa 13 miliardi di euro, stando almeno alle stime non ufficiali. Un’operazione che metterà in atto nuovi tagli alla spesa pubblica, finalizzata al’individuazione di eventuali sprechi e al recupero di liquidità.
La spendig review riguarderà, principalmente, il Ministero dell’Interno, della Difesa e di Grazia e Giustizia, che saranno colpiti rispettivamente da una riduzione delle prefetture – si arriverà a una ogni 350 mila abitanti – dalla mobilità per circa 30 mila appartenenti all’esercito (soprattutto marescialli) attualmente in condizione di esubero, e dalla cancellazione di molti dei tribunali di piccole dimensioni, nonché dei giudici di pace.
Una relazione che, secondo quanto dichiarato dallo stesso Giarda, non darà le conferme attese: “Nel rapporto nessuna cifra complessiva, ma solo un metodo“. Intanto, arrivano le prime dichiarazioni da parte dei ministri coinvolti nei tagli, come Anna Maria Cancellieri, che tocca un tema molto attuale mettendo in evidenza come la riduzione delle prefetture sia resa difficoltosa dalla riforma delle pensioni, che rende inattuabile la formula del pre pensionamento.
La questione più spinosa, tuttavia, riguarda senza dubbio il possibile aumento dell’Iva a partire dal prossimo autunno. Secondo il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, ad esempio, i tagli alla spesa pubblica potranno allontanare il ritocco dell’imposta, ma certamente non sarà possibile modificare molte delle nuove tasse introdotte dalla riforma fiscale, prima fra tutte l’Imu, che arriva in sostituzione della vecchia Ici.
Resteranno fuori dalla spending review la sanità, il pubblico impiego e gli enti locali. Ciò non toglie che possano venir tagliate – e accorpate – delle province, soprattutto dopo il richiamo della Bce che ha caldeggiato questa misura. Il governo Monti, poi, starebbe preparando a tagliare le spese dei ministeri, in modo da abbassarle di 13 miliardi di euro a partire dal 2013.