Overbooking mentale

di Fabrizio Pestarino

2 Novembre 2009 10:00

Siamo ormai usi a sovraccaricarci contemporaneamente di più impegni, da assolvere nella speranza che magari alcuni di questi si "risolvano da se" prima del nostro intervento decisionale, confidando nella fortuna e nella nostra capacità di improvvisazione

Il molto contestato metodo delle compagnie aeree di accettare prenotazioni in numero superiore ai posti disponibili del volo può essere intesa come metafora dell’atteggiamento con cui molti manager affrontano gli impegni che richiedono una decisione.

Già Mintzberg calcolava in nove minuti il tempo medio in cui una pratica decisionale va analizzata e risolta, prevedendo la possibilità di gestire da parte del “buon manager” più problemi contemporaneamente. Ciò in contrasto col limite definito dalla task saturation, ovvero dal carico eccessivo di compiti da svolgere simultanea­mente ma soprattutto dall’imprevedibilità del succedersi degli eventi col conseguente stato d’ansia e di emotività creato dalla necessità di gestire l’improvvisazione.

Se i chip dei PC ormai sono in “core-duo”, ovvero si supportano vicendevolmente nella multiprocessualità d’esecuzione dei compiti, sovrapponendosi e compensandosi nell’esecuzione di microperazioni elementari, la nostra mente affronta serialmente le informazioni e le elabora con conseguente lentezza. Se a questo ci aggiungiamo il disturbo dell’emozionalità dovuta al sovrapporsi di eventi cui rispondere istintivamente, se ne ricava poco spazio disponibile per elaborare strategie vincenti, anche ricorrendo al recupero di precedenti esperienze e di professionalità acquisite.

Il passare rapidamente da un’attività all’altra ci fa dimenticare il compito che avevamo cominciato a svolgere per primo o quello che avevamo intenzione di fare; in alcune occasioni, i casi di oblio possono raggiungere il 40%.

Elaborando una sorta di “lista di cose da fare”, la mente mantiene temporaneamente (pochi secondi) il contenuto del lavoro, ma prendendo in considerazione per quindici secondi una nuova questione si avrà dimenticato la vecchia. Non parliamo dello stato concentrazione: si è evidenziato che sono necessari anche quindici minuti per recuperare il “focus” sul discorso dopo una distrazione provocata da una telefonata impegnativa; se poi la fonte è di tipo “multimediale” come un filmato, un’email, una registrazione, i tempi di concentrazione e distacco si allungano, anche in considerazione che coll’età dell’individuo aumenta la difficoltà di filtrare gli elementi di disturbo esterni.

Quindi, giusta tensione verso gli imput che provengono dall’esterno, affrontando però i problemi uno alla volta, dall’analisi alla sintesi decisionale.