Le temperature si alzano, i dipendenti inevitabilmente si spogliano. Come conciliare quindi la necessaria voglia di comodità con l’altrettanto indispensabile attenzione a un dress code che funga da immagine per la compagnia che ogni dipendente è chiamato a rappresentare? Il miglior consiglio appare quello di essere ragionevoli, e di adottare a seconda delle differenti situazioni di business regole nel vestire che non siano solamente espressione di ormai logori canoni formali.
I suggerimenti in questo caso possono essere molto vari, e andare dal coinvolgimento dei dipendenti nella scelta dell’uniforme di servizio, qualora essa sia richiesta dal tipo di lavoro, fino al banale consiglio di preferire la comodità, pur nel rispetto obbligatorio del buon gusto, visto che nessuno può trovarsi a proprio agio sul posto di lavoro quando i suoi abiti lo costringano a una sofferenza fisica (vedi scarpe rigide quando si deve stare molto tempo in piedi) o morale (provate a costringere all’uso della cravatta un tecnico dell’area IT).
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Un occhio va dato anche alla sicurezza, evitando che la troppa libertà lasciata nella scelta del vestiario possa mettere in pericolo il dipendente nello svolgimento delle sue mansioni. Attenzione anche alla maniera in cui si voglia comunicare il dress code aziendale ai dipendenti, per evitare, in particolare di questi tempi, di incorrere in problemi di discriminazione, siano essi di genere, di religione o afferenti alla disabilità di alcuni dipendenti. Meglio evitare anche immagini esplicite di cosa non indossare, visto che anche in questo caso potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno e provocare malumori sul posto di lavoro.
In linea di massima, dunque, meglio essere ragionevoli, giusti, e stare attenti a ogni tipo di discriminazione, ricordandosi sempre che avviare una buona comunicazione con i dipendenti, anche per quel che riguarda questo campo particolare, può risultare una scelta strategica e vincente.