C’è crisi e crisi. C’è quella economica, con la quale da qualche anno ormai tocca fare i conti ogni giorno, e ce n’è un’altra tutta personale, per quanto anch’essa risulti come il prodotto dell’epoca che stiamo vivendo. Oggi infatti oltre alla competenza e alla professionalità è sempre di più anche l’aspetto a contare, e a conferma di ciò ecco i dati che vogliono manager e dirigenti in coda per farsi ritoccare qua e là i piccoli e grandi difetti legati all’età e allo stile di vita. E il discorso non riguarda certo solo il cosiddetto “sesso debole”.
Sempre più uomini ricorrono infatti alla chirurgia estetica, uno su cinque stando alle ultime ricerche, con l’American Society of Plastic Surgeons che certifica come l’evoluzione sia costante negli ultimi anni. Più 22% rispetto all’anno 2000, con una percentuale relativa al 2012 che vuole, su un totale di quasi 15 milioni di interventi correttivi negli USA, un 9% di essi appannaggio del sesso maschile.
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Curioso allora capire quali siano gli interventi più richiesti da dirigenti e manager. A rispondere il chirurgo plastico Renato Calabria, docente presso il Department of Plastic Surgery alla University of Southern California, il quale racconta come: «Sicuramente per gli uomini di una certa età (è preferito) il lifting, in particolare le palpebre e gli occhi, e la liposuzione. I più giovani optano per i trattamenti non invasivi, soprattutto botulino e liposuzione, perché non hanno tempo di andare in palestra e non hanno un’ottima dieta. Sono infatti gli imprenditori di successo o i cinquantenni divorziati quelli più spronati a rivolgersi al chirurgo plastico per competere con i ragazzi rampanti. L’uomo di mezza età con una famiglia sulle spalle non ne sente la necessità».
L’apparenza conta eccome, dunque, e anche in tempi di portafogli cuciti non si rinuncia a fare di tutto per non apparire affaticati, appesantiti o, terribile a dirsi, invecchiati.