Che cosa succederebbe se a effettuare i colloqui di lavoro non fossero i datori di lavoro ma gli stessi dipendenti? Google sembra aver sperimentato una modalità alternativa di selezione del personale, affidando il ruolo di recruiters direttamente alle risorse già attive in azienda e pronte a valutare personalmente i futuri colleghi.
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Il colosso del Web, che stando a un sondaggio recente si colloca in cima alla classifica delle aziende più “desiderate” dai giovani laureati, ha attivato un percorso di selezione suddiviso in tre fasi, dal colloquio iniziale affidato ai dipendenti si passa al secondo step basato sull’analisi dei curricula, fino al terzo gradino che prevede il ripescaggio di una piccola parte dei candidati scartati in precedenza.
Ma è il concetto stesso di selezione del personale ad avere una base totalmente diversa secondo i vertici di Mountain View: la velocità è essenziale quando si tratta di assumere neolaureati, tanto che tutto il procedimento che porta alla firma del contratto deve esaurirsi nell’arco di 45 giorni, al fine di evitare la fuga di talenti.
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Proprio per questo non è permesso indugiare in fase di colloquio, ponendo ai candidati solo poche domande che consentono di tracciare un identikit concreto in poco tempo e scoprire se il potenziale neo assunto possiede tre qualità fondamentali: curiosità, spirito di iniziativa e voglia di lavorare in team.