L’insolita classifica del Financial Times

di Chiara Basciano

28 Ottobre 2013 12:00

Nessun italiano tra i 50 manager omosessuali più di successo

Se da un lato vita pubblica e vita privata non dovrebbero essere mischiate è pure vero che non bisognerebbe avere mai timore di svelare il proprio orientamento sessuale. A nessun livello. Eppure sono ancora molti i tabù riguardanti i propri gusti e sono ancora in pochi a sentirsi tranquilli nel dichiararsi omosessuali.

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La riflessione sorge dalla classifica stilata dal Financial Times che ha elencato i cinquanta manager LGBT (Lesbiche Gay Bisessuali Transgende) più bravi al mondo e in cui non figura neanche un italiano. Nel nostro Paese infatti è sentita come una minaccia per la propria carriera la possibilità che venga “scoperto” un orientamento non eterosessuale.

Lo special di dodici pagine pubblicato dalla rivista economica è dedicato ad un tema controverso, perché non vissuto in maniera tranquilla. Per fortuna non è così ovunque e Antonio Simoes di Hsbc, può vivere la sua vita privata tranquillamente ed essere un manager di successo, conquistando il primo posto della classifica. Al secondo posto invece Beth Brooke, vicepresidente della Ey, network mondiale di servizi di contabilità, al terzo Paul Reed, super manager del colosso petrolifero Bp. Ciò non significa che i manager omosessuali abbiano vita facile, ma potrebbe rincuorare quanti ancora vivono di nascosto la loro vita privata, aiutandoli a vivere serenamente un possibile “coming out”.

Presenti in lista anche manager di Yahoo, Google e Ibm, ma sono ancora in molti a non dichiarare preferenze esplicite circa la propria sessualità.