Dando per assodato che tutte le realtà aziendali possono trasformarsi in chiave smart e che ogni tipologia di lavoratore può beneficiare di una maggiore flessibilità in termini di orario e di luogo fisico è pur vero che ci sono alcune categorie che possono adattarsi più facilmente, traendone il massimo vantaggio.
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Secondo i dati riportati dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano le categorie a cui risulta più facile utilizzare modelli di smart working risultano essere Direzione ICT, gli Acquisti e l’Amministrazione controllo e finanza. Ciò deriva da un tipo di lavoro prevalentemente individuale e facilmente programmabile.
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Inoltre l’Osservatorio ha delineato i profili per cui le potenzialità dello smart working potrebbero essere sfruttate al meglio. I Knowledge Worker appaiono al primo posto, trattandosi di lavoratori a cui serve molta concentrazione. Per loro la flessibilità e l’autonomia insiti nello smart work risulta l’ideale. Al secondo posto i Multitasker, che fanno la spola tra attività di concentrazione e di collaborazione. Per loro la produttività e l’efficacia possono migliorare proprio grazie alla flessibilità e all’uso di strumenti e spazi più adeguati.
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Al terzo posto i Collaborator, per cui predominano attività collaborative in presenza o attraverso tecnologie digitali. Molto meno avvantaggiati risulterebbero invece Communicator e Contemplator, perché necessitano di comunicazione diretta i primi e di stimoli creativi derivanti dal confronto con gli altri i secondi.