Definirsi multitasking nel proprio Curriculum Vitae, presentandosi come una risorsa capace di svolgere più mansioni contemporaneamente, è la scelta condivisa dalla maggior parte dei candidati a un posto di lavoro.
=> Multitasking si o no?
Ma siamo sicuri che i datori di lavoro apprezzino realmente questa qualità? Secondo un docente di business della Baylor University, infatti, gli “sforzi” annunciati nel CV contano meno rispetto ai risultati effettivi, quindi sarebbe più opportuno indicare dettagliatamente le competenze acquisite in vari settori e, soprattutto, gli obiettivi conseguiti.
Secondo Anne Grinols, a capo della ricerca, intorno al multitasking ruotano alcuni falsi miti:
Non è effettivamente possibile concentrarsi su due attività contemporaneamente e in eguale misura, così come passare da una all’altra senza perdere efficienza. Alcuni studi menzionati dalla docente, ad esempio, sottolineano come il multitasking prolungato conduca alla sindrome del “Burnout”, impedendo di portare a termine un obiettivo.
=> La battaglia del multitasking
Spesso, per garantire una prestazione di massimo livello (che rappresenta le aspettative di tutti i datori di lavoro), è necessario focalizzare l’attenzione su un progetto o mansione alla volta evitando, ad esempio, di iniziare a pensare a una nuova strategia mentre si prende parte a un meeting di lavoro. Una mossa del tutto controproducente.