Unioncamere: natalità imprese + 63%. Fallimenti e cessazioni in calo

di Noemi Ricci

27 Ottobre 2010 11:20

Positivi il saldo Unioncamere tra aziende chiuse e nuove iscrizioni ai registri camerali nel III trimestre 2010: 29.627 (+63%) rispetto allo stesso periodo del 2009. In calo cessazioni (-9,33%) e procedure fallimentari

Torna a crescere il sistema imprenditoriale italiano, confermando i primi segnali di ripresa registrati nel secondo trimestre dell’anno. I dati MOVIMPRESE sul III trimestre 2010 e diffusi da Unioncamere evidenziano un saldo positivo tra imprese iscritte e cessate ai registri delle Camere di Commercio rispetto allo stesso periodo del 2009 (29.627 nuove aziende), pari a una crescita del +63%.

Sono inoltre diminuite del 25% le procedure fallimentari: +13,8% contro il +38% del periodo luglio-settembre 2009.

Sempre rispetto allo scorso anno, le cessazioni sono diminuite del -9,33%: 55.593 imprese che hanno chiuso i battenti, contro le 61.314 del 2009.

La crescita rispetto allo scorso anno (79.488 nuove iscrizioni) è stato del +7,21%, con un totale di 85.220 nuove imprese iscritte.

Periodo positivo soprattutto per le Società di capitali cresciute di 11.124 unità e per le Ditte individuali con 15.082 nuove unità (contro le 3.806 del 2009), delle quali 4.354 unità (28,9%) avviate da cittadini extra-comunitari.

Tengono bene le imprese del settore commerciale e dei servizi turistici, mentre le imprese artigiane sono aumentate solo dello 0,24% (3.543 unità in più rispetto a fine giugno).

A livello territoriale, nel III trimestre del 2010 il tasso di crescita al Nord è risultato inferiore al tasso medio di crescita nazionale (0,49%), mentre al Centro e al Sud si è registrato un tasso superiore a quello medio nazionale, rispettivamente con lo 0,51% e con lo 0,58%.

Risultati positivi per il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, anche se l’andamento dei fallimenti lascia trasparire come gli effetti della crisi non siano ancora esauriti. È quindi necessario continuare a sostenere le imprese semplificando le norme, garantendo il credito indispensabile per investimenti e occupazione e portanto avanti la riforma fiscale e per l’internazionalizzazione.