Statuto Pmi e libertà d’impresa: esame in Senato

di Anna Fabi

Pubblicato 6 Aprile 2011
Aggiornato 8 Novembre 2011 11:32

Al vaglio della Commissione Industria al Senato, lo Statuto delle Pmi volto alla tutela della libertà d'impresa avrà un suo comitato d'esame e sarà oggetto di audizioni.

Statuto Pmi e libertà d’impresa: riflettori puntati sullo Statuto delle Imprese al vaglio del Senato dopo il sì della Camera del 16 marzo scorso: il 29 marzo il testo del Ddl n.2626 recante “norme per la tutela della libertà d’impresa” (ridotto a 18 articoli) è passato all’esame della Commissione Industria, che è proseguito nella seduta di ieri 5 aprile. Obiettivo, riavviare il motore dell’economia in questo complesso post-crisi (che tanto “post” ancora non è) partendo dalle più numerose fra le leve: le piccole imprese.

La 10a Commissione ha deciso per la «congiunzione al Ddl dei disegni di legge in materia di imprese, sulla costituzione di un comitato per il prosieguo dell’esame dei provvedimenti e lo svolgimento di un ciclo di audizioni al fine di acquisire utili elementi informativi per il prosieguo dell’esame dei disegni di legge.

Lo Statuto delle Pmi mira al riordino di misure e integrazione di proposte atutela dell’attività d’impresa (prevista la proroga di altri 8 mesi per la delega alo Governo sul riordino degli aiuti alle imprese), assegnando anche poteri all’Antitrust sui ritardi nei pagamenti della PA alle Pmi. Il testo in discussione al Senato è infatti sfrondato di molto rispetto all’originale e focalizzato tutto su Pmi e SBA.

Si parla di misure per la semplificazione burocratica; per la velocizzazione e digitalizzazione degli adempimenti (SUAP, ecc.) per l’avvio d’impresa; per facilitare l’accesso al credito. In generale, le riforme legislative e fiscali nei singoli Stati puntano a detassazioni, finanziamenti all’imprenditoria giovanile e femminile, incentivi all’occupazione e così via.

Dal varo dello Small Business Act (SBA), ormai la priorità numero uno è riformare le norme a sostegno delle aziende e soprattutto delle piccole medie imprese, sulle orme degli altri Stati UE. Ne è prova anche il recente varo della figura del Mister PMI (Giuseppe Tripoli per l’Italia) in tutti gli Stati Membri della UE.

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Come spesso accade, anche in questo ambito l’Italia è indietro rispetto a Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna. Tuttavia, siamo stati i primi a studiare un programma di agevolazioni alle reti di impresa e in linea con l’Europa nell’istituire il Fondo italiano d’investimento per le Pmi.