Province depotenziate, niente più elezioni né stipendi

di Barbara Weisz

Pubblicato 26 Marzo 2014
Aggiornato 2 Aprile 2014 14:38

Fiducia in Senato sul Ddl che ridisegna le Province: funzioni limitate, niente cariche elettive, nessun compenso, dieci città metropolitane.

Nell’attesa di una (eventuale) riforma costituzionale che elimini le Province, è in dirittura d’arrivo il Disegno di Legge di riordino (Ddl del Rio): il Governo ha chiesto la fiducia al Senato, poi il testo dovrà tornare in terza lettura alla Camera. Non cambia il numero delle Province italiane (107) ma ne vengono limitate le funzioni e abolite le elezioni. Il tutto comporterà risparmi pubblici: niente stipendio per i nuovi rappresentanti degli organi provinciali, che sostituiranno gli attuali 3mila consiglieri retribuiti. Se l’iter proseguirà senza intoppi, i nuovi enti entreranno in funzione nel 2015 ma si eviteranno le elezioni già da maggio 2014 per i consigli in scadenza.

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I nuovi compiti

Tecnicamente, le Province diventano enti di secondo livello. Tutti gli attuali compiti passano ai Comuni e i dipendenti delle province diventeranno dipendenti comunali. Le nuove Province avranno una semplice funzione di pianificazione, nei seguenti ambiti: territorio e valorizzazione ambiente, trasporti, rete scolastico. Restano compiti più ampi (simili a quelli attuali) in materia di edilizia scolastica.Funzioni invece più ampi, invece, per le dieci Province più grosse, che diventano città metropolitane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria): sviluppo strategico, servizi, infrastrutture e comunicazioni, relazioni istituzionali anche a livello europeo.

Nuovi organi e risparmi

Non ci sono più cariche elettive. Il presidente della Provincia sarà il sindaco del Comune capoluogo. Il consiglio provinciale sarà formato da 10-16 membri (a seconda dell’ampiezza del territorio) scelti fra i sindaci e i consiglieri di zona. Si istituisce l’assemblea dei sindaci, che raggruppa tutti i primi cittadini dell’area provinciale. Nessuna di queste cariche prevede un’indennità. Sulla quantificazione dei risparmi ci sono al momento cifre diverse: secondo l’UPI (Unione Province Italiane) si spenderanno circa 100-150 milioni in meno all’anno, a cui si aggiungono per il 2014 circa 300 milioni di risparmi ottenuti con le mancate elezioni di maggio. Il Governo mira ad arrivare a regime a risparmi per circa 1 miliardo all’anno.

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L’iter

Il Ddl va approvato entro il 7 aprile, in caso contrario si rischia di non riuscire a evitare le elezioni di maggio di rinnovo di oltre 50 consigli provinciali. Servirà poi un provvedimento ad hoc per prolungare i commissariamenti di questi enti fino a dicembre. La nuova norma (Ddl del Rio) entrerà in funzione dal primo gennaio 2015. Fanno eccezione alcune città metropolitane (Napoli e Reggio Calabria) per le quali il via è previsto dal 2016.