Burocrazia, i costi per le imprese

di Barbara Weisz

Le PMI pagano 22 miliardi all'anno di costi legati alla burocrazia, dalla complessità delle norme all'accavallarsi di leggi, la sconfitta delle semplificazioni, bene il DURC: indagine CNA.

C’è una specie di tassa nascosta nei conti delle PMI italiane, che si chiama burocrazia e costa circa 2 euro l’ora: la misurazione è effettuata dalla CNA, in un report dedicato a “Piccole imprese e Pubblica amministrazione: un rapporto (im)possibile”, che fotografa la realtà di un paese che, come ha dichiarato Cesare Fumagalli, segretario generale Confartigianato, in audizione alla Commissione parlamentare della Camera per la semplificazione a nome di Rete Imprese Italia, «mantiene il record negativo nell’Ue per la burocrazia fiscale: per pagare le tasse servono 240 ore l’anno, 85 ore in più rispetto alla media dei Paesi dell’Area euro».

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Costo della burocrazia

Il costo della burocrazia fiscale per le PMI è stimato in 22 miliardi annui dal Centro Studi CNA, che significa 5mila euro l’anno a impresa, 16 euro al giorno, due euro all’ora. Il 41,3% delle imprese coinvolte nella ricerca si bruciano fino a tre giorni lavorativi al mese, nel 32,2% fino a cinque, nel 9,1% fino a dieci e nel 6,8% oltre dieci. E’ limitato al 10,7% il numero di imprese che se la cava in meno di una giornata lavorativa. Spesso le imprese per gli adempimenti si rivolgono a consulenti esterni, anche se il ricorso a questi professionisti è in calo: il 46,5% delle imprese se ne avvale sempre (erano il 61,1% tre anni fa), il 36,6% spesso (contro il precedente 32,2%).

Mancate semplificazioni

L’ostacolo principale è la complessità delle norme: il 67,8% delle imprese boccia la qualità legislativa italiana sia per la scarsa chiarezza sia per la stratificazione, nel tempo, di provvedimenti spesso motivati dall’urgenza. A livello settoriale sono le imprese edili (74,3%) e i fornitori di servizi alle imprese (71,4%) a patire maggiormente la complessità delle norme. Altri problemi, a grande distanza rispetto alla complessità delle norme e alle relative difficoltà applicative: la quantità elevata di informazioni (43,8%) chieste dall’amministrazione pubblica e la lentezza della macchina burocratica (27,5%). A livello territoriale, i ritardi della Pubblica amministrazione nel fornire risposte sono sentiti come grave problema nel Mezzogiorno (48,2% delle imprese), più che nelle regioni settentrionali (24%).

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I cambiamenti legislativi degli ultimi due anni (Delega fiscale, Jobs Act, Riforma della Pubblica amministrazione) sono giudicati in maniera positiva da quasi un’impresa su tre (29,5%), mentre è più bassa la percentuale di PMI che esprimono un parere negativo (22,4%). Da segnalare che quasi la metà degli intervistati non percepisce cambiamenti evidenti. La conoscenza delle semplificazioni introdotte è diversificata, anche perché alcune novità interessano solo settori specifici. Il tema fisco rimane il più caldo e anche il più noto: l’89,1% delle imprese si dichiara a conoscenza delle novità. Seguono le nuove norme sul lavoro (61,4%), la riforma della Pubblica amministrazione (41,5%), le nuove disposizioni in tema di appalti (27,9%), che però interessano prevalentemente il settore costruzioni, e di ambiente (25,6%).

Il punto sono le semplificazioni, traguardo che secondo le imprese non è stato raggiunto: più di due terzi delle imprese ritengono che le procedure, in realtà, non siano state semplificate. Picco negativo del 72,8% per le norme ambientali, seguito dal 72,3% di bocciature per la riforma della Pubblica amministrazione, dal 71,3% per il nuovo Codice degli appalti, dal 62,4% per le novità nel mercato del lavoro, dal 60,7% per le modifiche introdotte in materia fiscale.

Strumenti di semplificazione che invece sono stati apprezzati dalle imprese: il 66,9% ha utilizzato il DURC online, il 34,9% lo sportello unico di interlocuzione tra impresa e Pubblica amministrazione, il 34,8% la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), il 19% il “silenzio-assenso”, il 9,7% la Conferenza dei servizi. A riscuotere i maggiori consensi tra le imprese è proprio la semplificazione auto-applicativa per eccellenza: il DURC online è giudicato “efficace” dal 76,4% degli intervistati. A seguire la Scia, promossa dal 54,2% delle imprese, e il “silenzio assenso”.

Digitalizzazione della PA

Sono ancora molte le imprese che non sbrigano abitualmente online le pratiche con la pubblica amministrazione: lo fa ormai un’impresa su tre (33,4%), dato che registra un miglioramento rispetto al 28,7% di tre anni fa, ma resta la maggiorazione di PMI che invece non utilizza lo strumento online. Il 95% degli intervistati usa abitualmente i siti della Pubblica amministrazione, ma l’83,7% ritiene che le informazioni siano accessibili solo dopo una lunga ricerca (con il 5,7% che lamenta l’assoluta irreperibilità delle notizie utili). Il 62,2% delle imprese non ritiene adeguato il livello di informatizzazione del settore pubblico. Una maggiore e migliore informatizzazione porterebbe a risposte più chiare e tempestive da parte del 41% delle imprese, a una riduzione dei costi per il 34% e a una maggiore certezza nei tempi di conclusione dei procedimenti amministrativi per il 25%.

Tra le priorità delle imprese svetta la maggiore qualificazione del personale pubblico (61,3%), seguita dall’adozione di modulistica standard sull’intero territorio nazionale (49,2%), la facilità di ottenere informazioni sullo stato di avanzamento delle procedure già avviate (34,7%), la possibilità di pagare online (22,5%).

Vademecum semplificazioni

Il decalogo per le semplificazioni:

  • migliorare la qualità della legislazione analizzando più attentamente il suo impatto, soprattutto su micro e piccole imprese;
  • monitorare con cadenza annuale l’efficacia delle nuove misure per poter introdurre tempestivamente correttivi;
  • adottare semplificazioni autoapplicative, che non prevedono il coinvolgimento di più soggetti, sull’esempio del DURC online;
  • potenziare l’informatizzazione della Pubblica amministrazione rendendo i siti più accessibili e i contenuti più fruibili;
  • far dialogare tra di loro le banche dati pubbliche per evitare la duplicazione delle richieste;
  • permettere la compilazione esclusivamente per via telematica delle istanze;
  • consentire il pagamento online di bolli e tariffe relative alle pratiche amministrative;
  • proseguire e completare la standardizzazione della modulistica;
  • accrescere la qualificazione dei dipendenti pubblici;
  • applicare le sanzioni previste per i dipendenti pubblici in caso di inadempimenti.

Ecco invece le quattro linee guida di Rete Imprese Italia: riordino in testi unici delle disposizioni fiscali, stabilità nelle disposizioni che impongono gli adempimenti fiscali, non retroattività delle disposizioni tributarie e “costituzionalizzazione” dello Statuto del contribuente, controlli fiscali senza oneri burocratici per le imprese, costantemente sottoposti a valutazione d’impatto preventiva e verifica periodica sull’efficacia delle norme spesso introdotte per finalità di contrasto all’evasione.

L’associazione di PMI critica poi una serie di nuovi adempimenti: obblighi di comunicazione analitica dati delle fatture emesse e ricevute, e comunicazione dati liquidazioni periodiche IVA, con periodicità trimestrale, stretta sulle compensazioni fiscali operata dal decreto 50/2017, incrementando il numero dei casi in cui è necessaria l’apposizione del visto di conformità per poter compensare i propri crediti, fisiologico incremento di crediti fiscali a seguito dell’allargamento del campo di applicabilità dello split payment.