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Valutazione aziendale: Guida all’impairment test post Covid

di Noemi Ricci

Pubblicato 5 Maggio 2021
Aggiornato 20 Maggio 2021 15:26

Impairment test post Coronavirus: le linee guida OIV per la stima del valore recuperabile in condizioni di crisi caratterizzate da estrema incertezza.

L’impairment test è il procedimento di verifica delle perdite di valore dei beni materiali, immateriali e partecipazioni che deve essere effettuato dalle società che adottano gli Ias/Ifrs nel rispetto dei principi contabili. In pratica l’impairment test verifica che le attività in bilancio siano iscritte ad un valore non superiore a quello effettivamente. Per valutare la stima del valore recuperabile della attività iscritte in bilancio si prende il maggiore tra il valore d’uso (value in use) e il fair value meno i costi di vendita.

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In periodi di crisi e di grande incertezza, come quella generata dall’emergenza sanitaria da Coronavirus, una stima del valore recuperabile non è affatto semplice e richiede competenze specialistiche adeguate, in quanto un contesto di valuation uncertainty maggiore aumenta il rischio di errore valutativo. In questo contesto, l’Organismo italiano di valutazione (OIV) ha pubblicato alcune “Linee guida per l’impairment test dopo gli effetti della pandemia da Covid 19”.

Covid e presunzione di perdita di valore

L’impairment test delle attività immobilizzate deve essere effettuato in presenza di fattori di presunzione di perdita di valore. La pandemia da Covid-19 rappresenta un tipico esempio di fattore esterno che per intensità e imprevedibilità può portare ad una potenziale perdita di valore. Dunque le società devono analizzare il possibile impatto della crisi sul valore delle attività immobilizzate.

L’OIV spiega l’elemento che contraddistingue l’impairment test in questa fase della crisi è rappresentato dalla grande incertezza che caratterizza lo scenario macroeconomico che non solo rende difficile effettuare previsioni, ma comporta anche una continua evoluzione dello scenario di riferimento. Tutto ciò si traduce:

  • in una maggiore incertezza nelle stime alla base delle valutazioni che, per definizione, sono “forward looking”;
  • nell’esigenza di chiarire gli elementi conosciuti e conoscibili alla specifica data della valutazione che, per definizione, deve essere “point in time”.

Di fronte alla crisi, inoltre, tutte le imprese sono chiamate a individuare azioni e rimedi, di conseguenza l’esperto deve porre particolare attenzione sulle azioni che l’impresa intende attivare per reagire alla crisi: come il management intende rispondere alla crisi e quali iniziative stia programmando rappresentano gli elementi da cui dipende lo sviluppo non inerziale delle performance d’impresa.

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L’OIV pone anche l’accento sulla necessità di tenere conto del fatto che la crisi da Covid-19, pur avendo natura globale e sistemica, ha colpito con diversa intensità i differenti settori di attività e le diverse imprese all’interno dei relativi comparti (anche in relazione al loro posizionamento competitivo).

L’Organismo ha quindi identificato 30 linee guida fornendo indicazioni per:

  • la stima del valore recuperabile delle attività in un contesto di crisi, caratterizzato da elevata incertezza;
  • la costruzione dell’impianto valutativo ai fini di impairment test;
  • trovare alcune soluzioni adottabili per trattare l’incertezza delle valutazioni, sulla base delle best practice identificate da un gruppo di lavoro OIV che comprende accademici, professionisti, esperti di valutazione a fini di financial reporting ed analisti finanziari.

L’applicazione delle linee guida suggerite nello specifico contesto richiede un’attenta analisi degli specifici fatti e circostanze, precisa l’OIV.