Cedolare secca affitti: registrazione, esempi e requisiti

di Noemi Ricci

Cedolare secca sugli affitti: come calcolare le tasse con la cedolare al 10% e 21%, i costi per la registrazione del contratto, vantaggi e svantaggi.

Quello della cedolare secca sugli affitti (regolamentata dal Dlsg 23/2011, articolo 3) è un regime fiscale agevolato che può essere scelto in via opzionale dai locatari, sia in fase di stipula del contratto di locazione che nelle annualità successive, previa esplicita comunicazione al locatore.

Si tratta di un’opzione riservata solo a determinate tipologie di affitti, affittuari e inquilini. Ad esempio non può essere utilizzata a scopo imprenditoriale, per cui sono esclusi gli affitti turistici e i bed& breakfast. La Legge di Bilancio 2023 non ha introdotto modifiche anche se nel programma FdI c’era la cedolare secca al 21% per la locazione di immobili commerciali in zone svantaggiate o degradate.

Cedolare secca: 10 requisiti

Si tratta di un opzione riservata:

  1. a coloro che la esercitano in modo esplicito attraverso il modello RLI alla registrazione del contratto o negli anni successivi, in caso di affitti pluriennali, o in caso di proroga del contratto;
  2. ai soli affitti residenziali (categorie catastali da A1 a A11, escluso A10);
  3. alle persone fisiche;
  4. ai proprietari o titolari di un diritto reale di godimento su unità immobiliari abitative, compresi gli usufruttuari;
  5. agli inquilini che non agiscono nell’esercizio di attività di impresa o di lavoro autonomo (neanche se l’immobile viene usato per finalità abitative di collaboratori e dipendenti);
  6. alle locazioni di breve durata, di durata non superiore a 30 giorni, ma solo se nell’anno il proprietario destina a questa finalità al massimo quattro appartamenti (oltre tale soglia l’attività si considera svolta in forma imprenditoriale);
  7. a chi sceglie il canone concordato (requisito necessario solo per l’applicazione dell’aliquota al 10%).

Con specifico riferimento all’applicazione della cedolare secca con aliquota al 10% è necessario rispettare almeno uno dei seguenti requisiti:

  1. l’immobile locato si trova in Comuni con mancanza di soluzioni abitative o densamente popolati o nei quali ci siano state delle calamità naturali;
  2. il contratto d’affitto è stipulato con studenti universitari;
  3. l’affitto è transitorio, come definito dalla Legge n. 431/1998.

Quali sono i vantaggi della cedolare secca sugli affitti?

Tra i vantaggi della scelta della cedolare secca, che si traduce nell’applicazione di una tassa piatta per i redditi generati dai contratti di locazione residenziale, vi è il fatto che si tratta di un’imposta sostitutiva di:

  • aliquota IRPEF ordinaria;
  • addizionali all’IRPEF;
  • imposte di bollo e di registro.

Per calcolare le tasse dovute al Fisco sui contratti di affitto a cui si applica la cedolare secca, per quanto percepito con l’affitto dell’immobile, va applicata:

  • l’aliquota al 21% in caso di contratto a canone libero;
  • l’aliquota al 10%, in caso di contratto a canone concordato (3+2).

Da quest’ultimo punto si evince che la convenienza fiscale della cedolare secca, generalmente, aumenta con l’aumentare del reddito da assoggettare a tassazione IRPEF. Va però sottolineato che il reddito fondiario assoggettato a cedolare secca viene considerato nel reddito complessivo ai fini del calcolo legato al possesso dei requisiti reddituali e fiscali previsti per ottenere agevolazioni e detrazioni quali la determinazione della condizione di familiare fiscalmente a carico, il calcolo detrazioni IRPEF.

In caso di cedolare secca con canone concordato, il vantaggio per il conduttore è di avere la certezza di non subire aumenti del canone di affitto sulla base della rivalutazione ISTAT, per tutto il periodo di durata della locazione. Lo svantaggio per il locatario, di conseguenza, è di dover rinunciare ad applicare aumenti di canone per tutta la durata del contratto al quale si applichi la cedolare secca. Di contro, per entrambi sono previsti agevolazioni fiscali.

Perché non conviene la cedolare secca?

La valutazione della convenienza, o meno, della cedolare secca è dunque articolata e soggettiva. Bisogna analizzare i casi specifici per capire quale degli elementi sopra esposti pesi di più sul calcolo finale. Generalizzando al massimo si può affermare che:

  • la cedolare secca conviene ai proprietari che hanno altri redditi sottoposti a tassazione IRPEF;
  • la cedolare secca non conviene quando si prevede un aumento dell’inflazione durante il periodo di validità del contratto e/o non si hanno altri redditi oltre a quelli provenienti dall’affitto di uno o più immobili.

Cedolare secca in Dichiarazione dei Redditi

Va inoltre ricordato che:

  • in fase di dichiarazione dei redditi la cedolare secca si applica sul 100% del canone incassato, mentre senza cedolare secca (ovvero in regime IRPEF) viene dichiarato il 95% nel caso di contratti a canone libero;
  • il reddito totale su cui calcolare l’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) in caso di scelta della cedolare secca implicherà un valore più alto (reddito personale + 100% del reddito da locazione), rispetto all’applicazione del regime IRPEF (reddito personale +il 95% del reddito da locazione).

La tardiva comunicazione di revoca del regime cedolare secca gode della remissione in bonis (Articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23) tramite invio del modello RLI entro il 30 novembre previo versamento senza compensazione di 250 euro e dell’imposta di registro, maggiorata degli interessi e delle sanzioni.

Come si calcola e come si paga la cedolare secca?

Per calcolare la cedolare secca, la base imponibile è data dal canone di locazione senza deduzioni. Per il pagamento della cedolare secca è previsto il versamento in acconto e a saldo. L’acconto da versare si calcola sul 100% dell’imposta dovuta per i redditi dell’anno precedente assoggettati a cedolare secca, ma è dovuto – come gli acconti IRPEF – soltanto se supera la soglia di 51,65 euro. L’acconto deve in questo caso essere pagato:

  • in un’unica soluzione se inferiore a 257,52 euro;
  • in due rate se maggiore o uguale a 257,52 euro.

Le scadenze: prima rata (al 40%) entro il 30 giugno e seconda rata (60%) o unica rata (100%) entro il 30 novembre. I contribuenti soggetti ad ISA pagano il 50% a giugno ed il 50% a novembre. Per il versamento con F24, vanno utilizzati i codici tributo:

  • 1840: Cedolare secca locazioni – Acconto prima rata,
  • 1841: Cedolare secca locazioni – Acconto seconda rata o unica soluzione,
  • 1842: Cedolare secca locazioni – Saldo.

È possibile versare la prima rata entro il 31 luglio pagando una maggiorazione dello 0,4%.

Registrazione contratto di locazione con cedolare secca: quali spese?

La cedolare secca è un regime di tassazione alternativo a quello ordinario che tra le agevolazioni, oltre all’aliquota, prevede per la registrazione del contratto di locazione l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro, dell’imposta di bollo e delle addizionali regionali e comunali IRPEF. Per la registrazione di un contratto di locazione con cedolare secca, quindi, il locatore dovrà pagare solo l’aliquota del 21% sul canone annuo, se il contratto d’affitto è ordinario, o un’aliquota del 10% sul canone annuo, se il contratto d’affitto è a canone concordato.

Se l’opzione viene esercitata negli anni successivi alla registrazione del contratto, non vengono rimborsate le spese pagate precedentemente per la registrazione del contratto di locazione con regime fiscale ordinario: l’imposta di registro pari al 2% del canone annuo, più l’imposta di bollo di 16 euro per ogni copia da registrare.

Calcolo cedolare secca: un esempio pratico?

Prediamo ad esempio in contratto di locazione con cedolare secca il cui canone annuo sia pari a 4.000 euro. A quanto ammontano gli acconti dovuti per il 2023 e come vanno calcolati? Per il calcolo degli acconti dovuti per il 2023 bisognerà procedere nel seguente modo:

  • cedolare secca = € 4.000 x 21% = € 840. Tale valore è maggiore di € 257,52 e pertanto l’acconto deve essere versato in due rate;
  • primo acconto = € 840 x 40% = € 336. Tale importo andrà versato entro il 30 giugno usando il codice tributo 1840;
  • secondo acconto = € 840 x 60% = € 504. Tale importo andrà versato entro il 30 novembre usando il codice tributo 1841.

In caso di ritardo nel pagamento della rata, applicando la maggiorazione dello 0,4% l’acconto sarà pari a € 337,34. Se prendiamo un canone annuo pari a 1.000 euro la cedolare secca risulterà pari a 210 euro (1.000 x 21%). Tale valore è minore di € 257,52 e pertanto l’acconto deve essere versato in un’unica soluzione entro il 30 novembre usando il codice tributo 1842.