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Formazione e mondo del lavoro

di Alessandra Gualtieri

6 Gennaio 2020 12:46

Come superare il mismatch tra competenze e offerta di lavoro senza alimentare il disallineamento tra skills possedute e qualifiche richieste.

La formazione è lo strumento fondamentale per entrare in maniera qualificata e qualificante nel mondo del lavoro.

Questo vale sia per giovani diplomati e laureati, disoccupati ed inoccupati, sia per la riqualificazione ed il potenziamento delle competenze di lavoratori in cassa integrazione o che hanno perso il lavoro. Le nuove skills sono essenziali per la competitività dei sistemi di impresa e dei contesti produttivi.

Per questo conoscenze e competenze sono le chiavi per la crescita professionale e lo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio. In Italia c’è un disallineamento tra le conoscenze: esiste un gap che si può declinare in vari modi. I più classici sono: “overeducated” e “mismatched”.

Overeducation identifica i profili lavorativi che presentano un titolo di studio superiore rispetto alla mansione che viene svolta. Secondo l’OCSE circa il 24% dei lavoratori, media tra diplomati e laureati 2015-2018, è overeducated. Questo fenomeno è dovuto all’ampia disoccupazione giovanile e non solo per cui le persone accettano mansioni e lavori non in linea con il curriculum scolatico.

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Al fenomeno dell’overeducation è collegato il fenomeno del mismatch tra domanda e offerta di lavoro un termine spesso utilizzato per parlare di divario tra la domanda e l’offerta di lavoro e tutto quello che a questo può essere collegato.

Possiamo identificare diverse tipologie di mismatch in Italia. Il mismatch di tipo territoriale è, ad esempio, quello di cui da sempre si parla: il divario tra Nord e Sud per quanto riguarda i diversi ritmi di crescita e di sviluppo; il mismatch può essere legato anche al settore in cui si lavora: basti pensare alle differenze retributive che ci sono tra gli insegnanti e gli ingegneri a parità di titolo di studio, il divario può riguardare non solo la remunerazione, ma la possibilità di accedere a innovazioni tecnologiche o la capacità produttiva; il mismatch può essere di genere: è risaputo che in molti ambiti, a parità di posizione ricoperta, le donne percepiscono meno degli uomini o hanno meno possibilità di carriera.

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Si parla di educational mismatch quando c’è una mancata corrispondenza tra i titoli di studio posseduti da chi sta cercando lavoro e ciò che viene richiesto da un’impresa per determinate posizioni. Questo tipo di divario è indubbiamente collegato a un altro divario definito skill mismatch ossia tra le competenze che si hanno e quelle che sono e saranno sempre più richieste nel mondo del lavoro per determinati tipi di professioni.

Questa tipologia di mismatch nasce spesso dal disallineamento che c’è tra la formazione scolastica ed il mondo del lavoro, in sostanza possiamo dire che la formazione non è allineata con le esigenze delle aziende in quanto a formazione e specializzazioni ma, soprattutto, la scuola non è più il traino verso l’innovazione e verso la specializzazione, spesso chi esce dalla scuola si porta dietro un gap formativo che non gli permette di essere immediatamente operativo nel momento in cui entra in azienda. Questo gap lo si riscontra maggiormente in ambito digitale, tecnico, tecnologico e non solo.

Per ovviare a questo gap molte grandi aziende si stanno organizzando o si sono già organizzate con academy interne dove ai neoassunti viene dato un aggiornamento della formazione per allinearlo alle esigenze specifiche dell’azienda supportando la riqualificazione del personale interno per gestirne la ricollocazione. In queste academy viene dato ampio spazio alla vita in azienda intesa come processi, procedure, burocrazia, operatività, comunicazione interna ed esterna.

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Le piccole e medie imprese, nella maggior parte dei casi, non hanno la possibilità di garantire questa formazione alle risorse, neoassunte ed in fase di riqualificazione, quindi pagano lo scotto con le difficoltà del personale nel primo periodo di assunzione o ricollocazione. Queste difficoltà sono sia personali che del reparto o business unit in cui sono inseriti in quanto, adottando una formazione on the job, l’impatto di questi lavoratori sull’operatività ha bisogno di tempo per essere assorbito.

Per supportare le imprese stanno nascendo corsi erogati da soggetti esterni ai quali le aziende delegano questa formazione in modo da poter ridurre quanto più possibile l’impatto delle nuove risorse sull’azienda.

Per progetti di formazione su misura: info@ideaservices.eu