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Incentivi Fotovoltaico: modello tedesco per il Quarto Conto Energia?

di Alessandro Vinciarelli

23 Marzo 2011 08:30

Quarto Conto Energia per incentivi al Fotovoltaico: il modello tedesco come esempio per il nuovo sistema italiano? Confronto su tariffe, meccanismo incentivante, costi e ricavi.

Incentivi al Fotovoltaico sotto la lente: in attesa del Quarto Conto Energia, il modello tedesco viene proposto come possibile alternativa per l’Italia, in stallo dopo l’approvazione del Decreto Romani sulle Rinnovabili.
Questo perchè la Germania è oggi leader mondiale del settore, tuttavia il suo modello funziona perchè riflette dinamiche di mercato che riguardano grosse imprese e non certo le Pmi come in Italia.

Cosa cambierebbe per l’Italia se la imitassimo? PHOTON ha comparato i due sistemi.

Con l’adozione del modello tedesco, si eliminerebbe il tetto massimo annuo alla potenza incentivabile, è vero, però si dovrebbe rinunciare al sistema del “feed-in-premium” e passare a incentivi onnicomprensivi.

Non solo. Il Governo tedesco attua una riduzione programmata degli incentivi in base a: potenza installata nell’ultimo periodo; progressivo calo dei costi dovuto all’aumento della produzione mondiale.

Diverso anche il modo di concepire i sovvenzionamenti: in Germania riguardano l’immissione in rete, mentre in Italia la produzione della corrente da fonte fotovoltaica. I Tedeschi non possono cumulare incentivo e profitto per la vendita della corrente, le grandi imprese in Italia invece lo fanno. Infine, poco o niente in Germania viene destinato all’autoconsumo.

Sul fronte tariffe in Germania si va dai 21,11 centesimi di euro a chilowattora per gli impianti al suolo ai 28,74 centesimi di euro per quelli posizionati sui tetti fino a 30 chilowatt di potenza. Ma bisogna considerare che per loro l’irraggiamento solare medio è pari a 900 chilowattora per chilowatt di potenza installata, mentre da noi si raggiungono livelli ben superiori.

In Germania il ritorno economico dell’investimento è di circa il 7,4% annuo. In Italia gli indici di irraggiamento sono superiori, così come le tariffe (sia quelle praticate che quelle al vaglio): questo porta a notevoli margini di recupero d’investimento, ma anche a costi decisamente superiori a quelli esteri.

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