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Il futuro delle pensioni secondo il DEF

di Alessandra Gualtieri

11 Aprile 2024 13:51

Nel DEF i primi spunti sulla spesa previdenziale e la riforma pensioni: la frena l'impatto della flessibilità in uscita e dell'indicizzazione degli assegni.

La spesa pubblica 2024 per le pensioni quantificata nel DEF vede un incremento annuo del 5,8%, superando i 337 miliardi. Per il triennio 2025-2027, di contro, la crescita è fissata al 2,9% annuo. Significa che non ci sono margini per la riforma delle pensioni, tanto meno per la tanto decantata Quota 41 per tutti.

Formuliamo le prime riflessioni sulle prospettive di riforma delle pensioni e sulla spesa previdenziale stimata dal Governo alla luce dei numeri indicati nel Documento di Economia e Finanza approvato nei giorni scorsi.

Spesa pensionistica in crescita

La spesa per le pensioni, cresciuta del 7,4% nel 2023 e destinata a salire nel 2024 a causa degli aumenti legati all’inflazione, è un campanello d’allarme che impone scelte prudenti per il 2025.

Le previsioni del testo del DEF 2024 indicano una crescita continua, raggiungendo i 368,1 miliardi nel 2027, pari al 15,5% sul PIL. E la Ragioneria generale dello Stato prevede un ulteriore aumento della spesa pensionistica nei prossimi anni, stimata al 17% del PIL nel 2040.

Il peso della flessibilità in uscita

Il DEF evidenzia come Quota 100 sia stata una delle principali cause dell’aumento della spesa pensionistica negli ultimi anni, e dei numerosi e costosi pensionamenti anticipati nel quinquennio 2019-2023, addirittura superiori a quelli del periodo pre-Fornero del 2011.

Impatto negativo anche per le successive deroghe alla legge Fornero, in particolare Quota 102 e Quota 103, seppur con un peso meno significativo sulla spesa pubblica vista la minore portata della misura (platea ristretta e vantaggi ridotti).

Significa che nei prossimi anni la spesa dovrà diminuire. Per cui, quella riforma pensioni che fino a poco tempo fa era agognata da tutti, perché immaginata come migliorativa per i cittadini prossimi all’uscita dal mondo del lavoro, potrebbe trasformarsi in una trappola, introducendo un maggiore rigore in termini di deroghe e requisiti di pensionamento. Semmai, l’unico intervento “amico” potrebbe essere quello a tutela delle future pensioni dei giovani.

Stretta sulle riforme future

L’aggiornamento del DEF a settembre con la NaDEF fornirà ulteriori dettagli sulla situazione previdenziale. Tuttavia, le possibilità di nuovi interventi sembrano limitate. Non si può minimamente sperare in una riforma pensioni all’insegna della flessibilità in uscita.

Anche l’introduzione di Quota 41, in versione contributiva, sarà quasi certamente rimandata. E nel frattempo, il Governo decidere le misure da adottare nel 2025, considerando che Quota 103, APE Sociale e Opzione donna scadono a fine anno.

Potrebbe essere considerata una proroga delle attuali misure transitorie o l’introduzione di Quota 104, che prevede l’uscita con 63 anni e 41 anni di contributi.