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Riforma Pensioni 2025: resta la Legge Fornero

di Alessandra Gualtieri

4 Aprile 2024 07:58

Il governo non prevede svolte significative per la legge Fornero nel 2025. Scenari previsti per le pensioni anticipate e di vecchiaia.

Le risorse disponibili per la prossima Legge di Bilancio 2025 potrebbero essere inferiori rispetto a quelle stanziate per l’ultima Manovra, riducendo al minimo il margine d’azione per nuove riforme strutturali, a partire dalla Riforma Pensioni. Il motivo? Da un lato le nuove regole del Patto di Stabilità UE, che impongono severi vincoli alla finanza pubblica, dall’altro le elezioni europee, che condizionano le scelte politiche di Governo, che preferisce rimanere prudente.

Più semplice rimandare tutto di un anno, riproponendo per il 2026 il cavallo di battaglia elettorale dalla Lega, ossia quella Quota 41 per tutti troppo costosa per essere approvata facendo quadrare i conti.

I lavori preparatori (peraltro abbandonati, assieme ai tavoli di concertazione con i Sindacati) per la riforma delle pensioni rischiano pertanto di tradursi in un ennesimo buco nell’acqua.

DEF, Legge di Bilancio e Riforma Pensioni 2025

Non è una sorpresa: il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a pochi giorni dalla presentazione del DEF ha dichiarato di dare per scontato una procedura d’infrazione UE per deficit eccessivo:

terminata a fine 2023 la sospensione del Patto di stabilità e crescita, introdotta a seguito della pandemia e prorogata per via della crisi energetica, in base all’indebitamento netto registrato dall’Italia lo scorso anno (7,2% del PIL secondo le prime stime Istat) è scontato che la Commissione europea raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti del nostro, come di diversi altri Paesi.

Nella bozza di DEF, il PIL 2024 è visto a +1% e quello 2025 a +1,2%, con un deficit sotto il 4,5%. Uno scenario di crescita che non consente di mettere ulteriormente a rischio le finanze pubbliche.

Al Governo servono 20 miliardi per coprire le spese già previste in Manovra. Pertanto, la Legge Fornero sulle pensioni sembra destinata a rimanere in vigore anche per il 2025 senza modifiche.

La premier Giorgia Meloni ha riconosciuto la necessità di un intervento strutturale sul sistema previdenziale, sottolineando che la riforma pensionistica rimane tra i target da centrare entro fine legislatura (2026), ma sembra più uno slogan politico che un reale obiettivo di politica economica.

Anche il Ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha spiegato che il Dossier Pensioni esiste ma che è ancora prematuro discuterne concretamente.

Requisiti Pensione 2025 con Legge Fornero

Ciò significa che non ci saranno svolte significative per la legge Fornero nel 2025. Possibili interventi forse, ma niente di davvero significativo.

Il pensionamento nel 2025 resterà possibile a 67 anni con 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia) oppure con 41 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini o un anno in più per le donne, in entrambi i casi indipendentemente dall’età (pensione anticipata ordinaria).

 PENSIONE ETA’ E CONTRIBUTI
Pensione di vecchiaia 67 anni – 20 anni (15 anni con deroga Amato)
Pensione Gravosi 66 anni e 7 mesi – 30 anni
Pensione di vecchiaia contributiva 71 anni – 5 anni maturati dopo il 1996
Pensione di vecchiaia inabili 80% 61 anni uomini e 56 anni donne – 20 anni
Pensione anticipata 42 anni e 10 mesi uomini, 41 anni e 10 mesi donne
Pensione anticipata contributiva 64 anni – 20 anni maturati dopo il 1996
Quota 41 41 anni (di cui uno entro i 19 anni)
Pensione Usuranti (Quota 97,6) 61 anni e 7 mesi – 35 anni

Pensione per i contributivi puri

Per i contributivi puri, coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, continuano a valere le opzioni di vecchiaia e anticipata. Il diritto alla pensione si raggiunge rispettivamente:

  • pensione contributiva di vecchiaia con 71 anni di età e 5 anni di contributi,
  • pensione anticipata contributiva con 64 anni di età e 20 di contributi.

Per il biennio 2024-2025 c’è infine a disposizione nche la pace contributiva, che consente il riscatto fino a 5 anni di periodi scoperti, per raggiungere il requisito pensionistico. La misura è sperimentale e scadrà a fine 2025 ma poco cambia: l’onre di riscatto è quello ordinario: significa che il costo a carico del lavoratore è di molte migliaia di euro e davvero poco conveniente.

Importo e decorrenza pensione nel 2025

Importo e decorrenza della pensione nel 2025 segue le regole previste dalla mini-riforma contenuta nella Manovra 2024, nel settore pubblico e nel privato.

Per tutte le formule, compresa quella anticipata contributiva e cioè riservata a chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 e che matura almeno 20 anni di contributi – e un assegno di pensione pari ad almeno 2,8 l’importo di quello sociale se donna con un figlio (2,6 volte con più figli) e 3 volte se uomo – possono essere calcolata a partire dalla propria data di nascita e da montante contributivo accumulato. Oppure si può usare direttamente un calcoltatore online:

Ipotesi Quota 41 per tutti con ricalcolo contributivo

Tra le ipotesi sul tavolo, al fine di rendere più uniforme possibile l’uscita flessibile, c’è sempre la Quota 41 per tutti con ricalcolo contributivo. Alla fine, sarebbe una versione meno rigida della Quota 104 che il Governo voleva istituire lo scorso anno ma che poi ha ritirato (facendola rientrare mascherata come Quota 103 + finestra mobile di quasi un anno).

=> Riforma Pensioni: Quota 41 per tutti, incentiva il lavoro giovanile

Consentirebbe il pensionamento con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età ma lo scotto da pagare sarebbe la rinuncia alla quota retributiva maturata dal lavoratore che avesse diritto al calcolo misto: la penalizzazione del ricalcolo interamente contributivo della pensione sarebbe infatti praticamente certa (diversamente, costerebbe troppo per le casse dello Stato).

Niente aumento dei requisiti pensionistici

Il 1° gennaio 2025 ripartono le progressioni con adeguamento automatico dei requisiti anagrafici e contributivi alle aspettative di vita in adeguamento alle rilevazioni Istat sulle speranze di vita.

Ad oggi, tuttavia, l’Istituto Nazionale di Statistica non ha registrato aumenti tali da richiedere un’innalzamento dell’età pensionabile (dopo gli anni di brusco stop alle progressioni sulle speranze di vita dovuto alla pandemia Covd). Il MEF, nel suo ultimo decreto (applicabile per le pensioni decorrenti nel 2025 e nel 2026), ha incamerato la conferma degli attuali requisiti.

Vuole dire che se ne riparla nel 2027, sebbene l’INPS abbia già incamerato il riferimento di legge per prevede il ricalcolo dei requisiti non soltanto anagrafici ma anche contributivi per quanto concerne il diritto a pensione anticipata.

Significa che, senza una riforma pensioni migliorativa per il cittadino (che non ci sarà), dal 2027 aumenteranno non soltanto i requisiti di età per la pensione, ma anche quelli relativi al montante contributivo maturato. Ad esempio, non basteranno più 20 anni di contributi per la pensione anticipata dei contributivi puri.