In pensione a 71 anni: chi dovrà aspettare?

Risposta di Barbara Weisz

Pubblicato 15 Dicembre 2023
Aggiornato 16 Dicembre 2023 07:14

Nicky chiede:

Sono un libero professionista, ho 65 anni e sono iscritto alla gestione separata. Contando anche i 9 anni di contributi da lavoro dipendente il mio montante complessivo è di 20 anni. Al patronato mi hanno prospettato che, visto che non raggiungo il triplo dell’assegno non potrò andare in pensione prima dei 71 anni.

E’ vero che per andare in pensione di vecchiaia può essere necessario aver maturato un trattamento superiore a una certa soglia, che però non è di tre volte il minimo. E non vale per tutti, ma solo per coloro che sono interamente nel sistema contributivo, ossia che hanno contributi versati dopo il 31 dicembre 1995.

La regola è la seguente: il diritto alla pensione di vecchiaia viene ad oggi conseguito con 67 anni di età, almeno 20 anni di contributi ed un di assegno maturato pari a 1,5 volte l’assegno sociale, che dal 2024 diventa pari all’importo stesso del trattamento.

Questo paletto riguarda soltanto coloro i quali non hanno contribuzione versata prima del 1° gennaio 1996, ossia i cosiddetti “contributivi puri”.

Quindi, se lei può vantare dei versamenti precedenti a tale data, quando compirà 67 anni potrà andare in pensione di vecchiaia cumulando i versamenti della gestione separata con quelli della gestione dipendenti dell’INPS e ottenendo il minimo richiesto di 20 anni.

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Se però i suoi primi contributi versati sono successivi al 31 dicembre 1995, allora dovrà attendere di aver maturato una pensione pari ad almeno l’assegno sociale INPS, che nel 2024 sarà pari a 534,40 euro e nel 2025, quando lei avrà raggiunto i 67 anni di età, sarà rivalutato in base all’indice di perequazione automatica stabilito il prossimo novembre dall’Istat.

Se non dovesse riuscire ad agganciare tale importo minimo, allora dovrà effettivamente aspettare i 71 anni. Il riferimento normativo è l’articolo 24 del dl 201/2011.

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