Tratto dallo speciale:

Manifatturiero italiano sempre più 4.0

di Redazione PMI.it

Si evolve in ottica industria 4.0 il manifatturiero italiano, sempre più consapevole dell'importanza di investire in nuove tecnologie abilitanti, ma anche di investire in formazione e competenze.

A oltre un anno di distanza dalla presentazione del Piano Nazionale Industria 4.0 da parte del ministro Calenda il manifatturiero italiano si presenta profondamente trasformato dalla svolta digitale, perlomeno è avvenuto in 6 aziende del manifatturiero su 10 secondo l’ultimo Osservatorio MECSPE sui primi sei mesi del 2018.

L’analisi rivela come le PMI manifatturiere italiane, a livello generale, risultino nel 47,4% dei casi digitalizzate in buona parte, interamente digitalizzate nel 37,8% dei casi e solo in pochi nodi nel 9,6% dei casi.

Leve innovative nel manifatturiero

Il 55,8% degli imprenditori italiani percepisce la propria azienda come innovativa. Gran parte della spinta arriva dalla valorizzazione delle filiere con oltre il 21% degli imprenditori che si dichiara pronto ad investire fino al 20% del fatturato in ricerca e innovazione.

Per 7 imprenditori su 10 tra i migliori strumenti di avvicinamento all’innovazione c’è il trasferimento di conoscenza, a seguire la consulenza mirata (64,8%), le comparazioni con aziende analoghe (36,4%), i workshop (31,8%) e la tutorship di un’accademia o università (23,3%).

La percezione rivelata dal 87,6% del campione è di avere un livello di conoscenza medio-alto rispetto alle opportunità tecnologiche e digitali sul mercato e il 21,2% investirà nel 2018 dal 10% al 20% del fatturato in ricerca e innovazione.

Sempre più diffusa la consapevolezza che investire nell’innovazione abbia consentito alle proprie aziende di fare sistema e di creare nuove filiere, tanto che il 30,4% degli intervistati dichiara di aver fiducia nel concetto di filiera e di aver già puntato su collaborazioni tecnologiche per favorire lo sviluppo della propria azienda, mentre il 30,9% degli intervistati sta prendendo in considerazione di avviare questo tipo di partnership.

Maruska Sabato, Project Manager di MECSPE, spiega:

Stiamo finalmente raccogliendo i frutti tangibili di un processo di trasformazione che ha attraversato il nostro Paese e di un senso di fiducia che guida le aziende italiane. Il sentiment tracciato dall’Osservatorio MECSPE sui primi sei mesi del 2018 ne è la conferma. La considerazione che gli investimenti attuati nell’ambito della tecnologia e innovazione siano serviti è positiva per la maggior parte degli imprenditori, convinti che questa sia la direzione giusta su cui proseguire. Formazione e trasferimento di conoscenza rimangono però gli asset fondamentali, senza i quali nessuna sfida può essere colta fino in fondo in modo efficace.

Manifattura 4.0: quali investimenti

Gli investimenti nelle nuove tecnologie abilitanti, già in largo uso nelle PMI della meccanica e della subfornitura, si concentrano su soluzioni per la sicurezza informatica (89,2%) e la connettività (79,7%), il cloud computing (67,1%), la robotica collaborativa (35,4%), la simulazione (31%), i big data (29,1%), la produzione additiva (28,5%), l’Internet of Things (27,8%), la realtà aumentata (15,2%), materiali intelligenti (15,2%), mentre le nanotecnologie (7%).

Manifattura 4.0: gli ostacoli

Come principali fattori di rallentamento della digitalizzazione vengono indicati un rapporto incerto tra investimenti e benefici (43,5%), investimenti richiesti troppo alti (35,7%), mancanza di competenze interne (26,2%), arretratezza delle imprese con cui si collabora (17,9%), assenza di un’infrastruttura tecnologica di base adeguata (14,3%), mancanza di una chiara visione del top management (12,5%) e i troppi dubbi sulla sicurezza dei dati e sulla possibilità di cyber attack (4,8%).

Rapporto uomo-macchina

In questo processo di trasformazione digitale oltre la metà del campione (54,8%) ritiene che le persone abbiano sempre un ruolo fondamentale, di centralità nei processi, e che la percezione umana sia il vero driver del cambiamento. Diversamente, per il 36% è la tecnologia ad avere un ruolo di primo piano, ma solo se supportata da un’adeguata formazione umana e da un cambiamento culturale. C’è poi un 8,6% che ritiene che la tecnologia sia fondamentale e sia l’unico fattore abilitante per il rinnovamento ed il miglioramento di paradigmi di processo ormai obsoleti. Solo lo 0,5% ritiene che con l’innovazione tecnologica le persone non abbiano più un ruolo centrale e siano destinate ad essere sostituite dalle macchine.

Figure professionali 4.0

Una grande maggioranza (68,3%) ritiene che le attuali figure professionali non scompariranno del tutto e nasceranno nuove/specifiche figure con forti competenze in ambito IT. Il 24,3% ritiene inoltre che alcune figure rimarranno insostituibili, contro il 7,4% che pensa che le professioni tradizionali saranno invece inevitabilmente sostituite.

I profili specializzati più richiesti entro il 2030 saranno, secondo le previsioni: il Robotic engineer (30,3%), gli specialisti dei big data (17,9%), i programmatori di intelligenze artificiali (13,8%); a seguire lo specialista IoT (9,2%), il multichannel architect (7,7%) e gli esperti di cybersicurezza (6,2%).

Per la ricerca di nuove professionalità con gli skill richiesti per far fronte all’evoluzione dell’industria in ottica 4.0, le aziende ricorrono alle agenzie di ricerca del personale (53,4%), alle Università (38,9%), agli Istituti tecnici (36,1%), alle società di consulenza (24,5%), ad Istituti e scuole professionali (24%), ma anche alle inserzioni (15,4%) e agli uffici di collocamento (9,6%).

Andamento economico

L’andamento economico del manifatturiero italiano risulta complessivamente soddisfacente per le imprese italiane del comparto della meccanica e della subfornitura con i fatturati che hanno fatto registrare nella prima metà del 2018, rispetto allo stesso periodo del 2017, una crescita per il 61,4% delle aziende, mentre il 32,4% dichiara stabilità e il 6,1% un calo. Bene anche l’export che resta fattore di traino per le PMI italiane del manifatturiero.