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Pensioni, nuovi termini per i ricorsi INPS

di Barbara Weisz

Pubblicato 3 Luglio 2014
Aggiornato 1 Settembre 2015 09:19

I pensionati hanno tre anni per segnalare all'INPS gli errori di calcolo nella pensione: dopo il 6 luglio i rimborsi precedenti al dicembre 2011 cadono in prescrizione.

Dal 6 luglio i pensionati che hanno riscontrato errori di calcolo INPS nel cedolino pensione, commessi prima di fine 2011 rischiano di non poter più chiedere il rimborso. Scatta infatti il nuovo termine  (di cui all’articolo 38, comma 4, del Dl 98/2011, convertito con la legge 111/2011) in base al quale, per ricorrere contro eventuali errori dell’istituto di previdenza, bisogna iniziare la pratica entro 3 anni dal periodo d’imposta al quale si riferisce la contestazione. Si tratta di un drastico ridimensionamento del precedente termine, fissato in 10 anni. 

=> Pensioni INPS: il calcolatore web

Prescrizione rimborsi pensionistici

La scadenza per presentare una richiesta relativa a cedolini fino al 2011 è sabato 5 luglio, mentre per ricorrere contro eventuali errori relativi alle pensioni 2012 o 2013 c’è ancora tempo, rispettivamente uno e due anni.Secondo i calcoli dell’ufficio studi dei Consulenti del Lavoro, gli errori di calcolo nella pensione da parte dell’INPS non sono un’ipotesi infrequente, anzi. Succede nel 38% dei casi, che in termini assoluti significa circa 7 milioni di pensionati. L’errore medio è intorno ai 30 euro al mese.

Chiarimenti INPS

Con il Messaggio n. 4774 del 19 maggio 2014, lINPS prevede una sorta di interpretazione della norma più favorevole per il contribuente: applicherà il nuovo termine di decadenza solo ai trattamenti pensionistici riconosciuti dopo il 6 luglio 2014. Significa che l’istituto non è intenzionato a respingere le eventuali richieste per errori di calcolo commessi su pensioni la cui erogazione è già in corso, anche se commessi prima del 2011.

=> INPS e INPDAP: come consultare la posizione previdenziale

Resta il fatto che esiste una norma in base alle quale, in teoria, queste somme non sono più dovute. Per cui, in caso di controversia, il giudice potrebbe stabilire che il risarcimento non è dovuto. Non solo: esiste anche una possibile interpetazione (molto restrittiva) in base alla quale, se l’errore di calcolo è strutturale (e viene quindi ripetuto tutti i mesi) e il contribuente non presenta ricorso in tempo, di fatto continuerà a ricevere la pensione sbagliata per tutta la vita.

Un pasticcio, non c’è che dire, anche in considerazione del non rispetto di prassi di trasparenza: per il pensionato è molto difficile stabilire con precisione l’importo della pensione spettante: è l’INPS che ha tutte le informazioni per effettuare i calcoli corretti, pur non avendo alcun particolare obbligo di informare il contribuente in caso di eventuali errori. Per non parlare del fatto che se l’errore è per eccesso, l’INPSs continua ad avere 10 anni di tempo per farsi restituire le somme erogate in eccesso al contribuente!