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Riforma Pensioni: APe Social anche senza NASpI

di Barbara Weisz

Pubblicato 15 Ottobre 2020
Aggiornato 2 Gennaio 2021 08:55

E' una delle ipotesi di ampliamento dell'Ape sociale su cui si rileva accordo fra Governo e sindacati: nuovo incontro sugli interventi di riforma pensioni da inserire in manovra, le novità.

Il pacchetto pensioni da inserire in Manovra, oltre alla proroga (ampiamente attesa) di APE Sociale e Opzione Donna, conterrà altre misure di flessibilità in uscita, utilizzando maggiormente strumenti come l’isopensione e i contratti di espansione.

Ed anche sulle misure già previste si delineano le prime novità: l’APe Sociale potrebbe essere esteso a nuove categorie di lavoratori fragili e ai disoccupati senza NASpI.

Sono le indicazioni che emergono dall’incontro del 14 ottobre fra Governo e Sindacati nell’ambito del tavolo sulla riforma previdenziale. Che continua ad affrontare i nodi più immediati, ovvero le misure da inserire in Legge di Bilancio, rinviando il capitolo più corposo, ovvero quella della riforma vera e propria, attesa per il prossimo anno.

APe Sociale

L’APe Sociale, lo ricordiamo, è uno strumento che consente di ritirarsi a 63 anni a determinate categorie di lavoratori (disoccupati di lunga durata, caregiver, invalidi al 74%, addetti a mansioni gravose), introdotto in via sperimentale nel 2017, che scade a fine anno, e verrà prorogato a fine 2021. L’ipotesi di allargamento riguarda l’inserimento di nuove categorie di lavori fragili (la platea da ricondurre a questa definizione è ancora d identificare), e ai disoccupati senza diritto agli ammortizzatori sociali (attualmente esclusi).

La UIL chiede anche «misure che rivedano i codici ISTAT , i quali precludono l’accesso a molti lavoratori che, per tipologia di mansione ne avrebbero diritto, e che riducano il requisito contributivo richiesto per settori particolari come gli edili, gli agricoli ed i marittimi».

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Opzione Donna

Non sembra ci siano novità sul fronte della proroga dell’Opzione Donna, che consente alle lavoratrici di ritirarsi con 35 anni di contributi e 58 o 59 anni di età, rispettivamente per dipendenti e autonome. In base all’attuale legislazione, il requisito deve essere maturato entro il 31 dicembre 2019, si pensa a spostare di un anno l’asticella.

Qui, ci sono richieste ulteriori dei sindacati. «Bisognerebbe riportare il requisito anagrafico a 57 anni dagli attuali 58 anni e prevedere anche per le pensioni precoci il riconoscimento di 12 mesi per figlio nel limite di 24 mesi» dichiarano il segretario confederale CISL Ignazio Ganga ed il segretario generale della FNP CISL Piero Ragazzini.

Incentivi esodo

Per quanto riguarda i nuovi strumenti di flessibilità in uscita allo studio per il 2021:

  • proroga dell’isopensione per i lavoratori a cui mancano al massimo sette anni alla pensione, opzione in scadenza il 31 dicembre 2020 (di norma debbono mancare non più di quattro anni) ma che dovrebbe essere prorogata a fine 2021. Si tratta di uno scivolo pensionistico, con prestazione pagata dalle aziende ai lavoratori in esubero fino alla maturazione della pensione vera e propria, ma si pensa di  sostituire l’onere aziendale con la NASpI.
  • Nuove ipotesi di contratto di espansione (riduzioni di orario e scivoli pensione in cambio di nuove assunzioni e riqualifica del personale): oggi previsti solo per aziende con almeno mille dipendenti, si pensa di abbassare la soglia a 500 dipendenti.

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Altre novità su cui, in base alle dichiarazioni dei sindacato, il Governo ha espresso disponibilità: la piena copertura previdenziale per il part-time verticale che, sottolinea Roberto Ghiselli, segretario confederale della CGIL, «spesso riguarda lavoratrici donne». Un semestre di silenzio assenso per rilanciare l’adesione alla previdenza complementare.

Infine, le richieste su cui, invece, non c’è accordo: soluzione definitiva della questione esodati, estensione quattordicesima pensioni fino a 1500 euro, pensione anticipata con 41 anni di contributi.

C’è l’impegno di Governo e sindacati a continuare il confronto, sia per quanto riguarda gli interventi sulle pensioni da inserire nella prossima Legge di Bilancio, sia per affrontare il nodo della riforma pensioni, che sarà in realtà messa a punto nel 2021 (si pensa a una legge delega), per l’entrata in vigore a inizio 2022.