La pensione degli imprenditori: continuare a lavorare

di Barbara Weisz

Pubblicato 26 Ottobre 2012
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:39

Solo un imprenditore su dieci è fiducioso sulla propria futura pensione, mentre più della metà  pensa che, per evitare problemi, la soluzione migliore sia continuare a lavorare.

La previdenza degli imprenditori è uno degli aspetti analizzati dal Rapporto “Gli interessi dell’impresa diffusa in tempo di crisi e le strategie della rappresentanza” realizzato dalla Fondazione Rete Imprese Italia su un campione di 2.500 PMI con meno di 50 dipendenti: dal caso Esodati al taglio della rivalutazione delle pensioni, dall’innalzamento dell’età  pensionabile al passaggio al contributivo pieno e alle pensioni d’oro, sono diverse le questioni aperte con la Riforma delle Pensioni Monti-Fornero di cui si discute ancora (con tanto di proposte di legge in Parlamento, <= leggile), ma questa della pensione degli imprenditori è un’angolazione di cui invece si parla poco.
Vediamo i dati.

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Alla domanda su come vedono il futuro a partire dal giorno in cui smetteranno di lavorare, il 33,4% degli imprenditori dichiara che la situazione sarà  abbastanza problematica, mentre il 22,6% ritiene che, nonostante i contributi versati, sarà  impossibile avere un assegno adeguato. A questi, si aggiunge un 21,9% che non è in grado di valutare la propria situazione, e un 10,5% che pensa sia prematuro occuparsene. E solo l’11,6% è tranquillo e pensa che non avrà  alcun problema (appunto, circa uno su dieci).

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Cosa pensano di fare per garantirsi una terza età  serena? Il 56% non ha dubbi: continuerà  a lavorare. La fiducia nelle previdenza complementare, il famoso secondo pilastro, così come non riscuote particolare successo fra i dipendenti, non attira particolarmente nemmeno gli industriali.

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Solo il 19% ha sottoscritto un piano di previdenza integrativa, a cui si aggiunge un 12,1% che ha scelto una polizza assicurativa. C’è anche un 3,6% che dispone di un patrimonio immobiliare in grado di garantire tranquillità , e un 1,9% che conta su rendite da investimenti mobiliari.

Il 12% si dichiara troppo giovane per occuparsene (più del 10% di coloro che hanno dato questa risposta ha più di 45 anni, nessuno ha già  raggiunto i 64 anni).

C’è un altro dato interessante legato all’età : la scelta di continuare a lavorare per evitare problemi cresce con l’aumentare dell’età , mentre la maggioranza degli imprenditori fino a 44 anni ritiene che riuscirà  a godersi la pensione.

Se il futuro personale dunque non sembra roseo, certo la situazione non migliora quando la domanda riguarda invece le prospettive dell’azienda (in questo caso, però, si parla di aspettative di breve termine, relative a come si concluderà  il 2012 rispetto all’anno precedente). L’effetto della crisi è evidente: il 32,3% degli intervistati è pessimista, a fronte d un ben più ridotto 17% che invece chiuderà  meglio del 2011 (ma in genere, leggermente meglio, più raro il caso in cui si vede un miglioramento consistente). Il 37,2% ritiene che la situazione resterà  stabile, il 13,2% non è in grado di fare previsioni per la perdurante incertezza.