Blue Economy: business eco-sostenibile a basso costo

di Alessia Valentini

8 Marzo 2011 10:00

Salvaguardare l'ambiente risollevando le sorti dell'economia mondiale con la Blue Economy di Gunter Pauli.

Gunter Pauli, economista belga è fondatore di “ZERI (“Zero Emissions Research Initiative”), che riprogetta i processi produttivi dando vita a complessi industriali eco-sostenibili: la sua idea è basata sull’instaurazione di un modello economico, la Blue Economy, basato sulle 100 innovazioni tecnologiche che, a suo dire, potrebbero creare in 10 anni 100 milioni di nuovi posti di lavoro.

La Blue Economy

Nel libro “Blue Economy – l’innovazione ispirata dalla natura” Pauli analizza 100 innovazioni naturali: tecnologie ispirate alla Natura che potrebbero salvare in un colpo solo “capra e cavoli”, cioè l’economia mondiale e l’ambiente.

Impiegando in modo competitivo e strategico tali innovazioni in un’economia aperta – sostituendo l’insostenibile modello di produzione e consumo con uno basato sulla natura – si sarebbe evitata la perdita di circa 50 milioni di posti di lavoro nel mondo a causa della crisi economica. Creare occupazione rispettando le esigenze del pianeta, secondp Pauli, è una formula che paga.

La differenza rispetto alla Green Economy è fondamentale: la Blue Economy non richiede alle aziende di investire di più per salvare l’ambiente, piuttosto – con minore impiego di capitali – è in grado di creare maggiori flussi di reddito e di costruire al tempo stesso capitale sociale.

In sostanza è un nuovo modo di pensare al business green: ogni essere/processo svolge un compito e gli scarti di uno diventano materia prima per un altro, in un sistema a cascata in cui niente viene sprecato. Si parte usando le risorse naturali esistenti e disponibili, attraverso sistemi di business posti in cascata dove ognuno utilizza gli scarti di produzione del precedente, generando contemporaneamente cash flow e risparmio di rifiuti e scorie.

Obiettivo finale, un’economia in cui la merce ha un prezzo contenuto e gli scarti costituiscono le risorse produttive.

È evidente che vi sono meccanismi di profitto che impediscono l’adozione di queste sostanze naturali e che dirottano l’attenzione verso i risultati della ricerca industriale (finanziata), ancor più profittevole quando di nicchia. Un esempio per tutti: l’utilizzo di cellulari senza batteria sfruttando il calore prodotto dal corpo e le vibrazioni della voce umana, sarebbe una rivoluzione, ma manderebbe in fumo il business di troppi case produttrici!

Investitori e imprenditori

La rivoluzione come sempre, deve essere prima culturale. Intanto, attraverso il sito web dedicato all’iniziativa, Pauli cerca investitori e imprenditori per realizzare le prime imprese basate sulle innovazioni naturali. Il sito offre supporto – area “Business in a box” – spiegando il modello di business e l’ammontare dell’investimento in relazione all’innovazione scelta che si vuole implementare.

La “Blue Economy Alliance“, inoltre, ha dato vita ad un network di aziende ed esperti che si propongono emissioni zero per il 2050 e che si supportano a vicenda mediante consulenze specialistiche. Un fondo economico sostiene i membri, a testimonianza che oltre alle chiacchiere sono disponibili soldi veri per gli investimenti!

Entrando a far parte della community, si possono suggerire altre tecnologie naturali da implementare o consultare quelli disponibili e, infine, si può partecipare al premioBlue moves” che, per il 2011, accoglie video su progetti nelle quattro aree di ricerca: acque e rifiuti; energia; case e costruzioni; nutrizione e salute. Ogni trimestre, il miglior video e progetto viene scelto come vincitore e parallelamente alla pubblicità internazionale vince circa 2000 dollari.

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