Prestiti e finanziamenti alle imprese e alle famiglie: segnali positivi?

di Lino Mazza

Pubblicato 17 Ottobre 2015
Aggiornato 18 Febbraio 2020 09:57

Finanziamenti alle imprese, prestiti alle famiglie, richieste di surroghe per il mutuo della casa: sono i temi caldi anche di questo autunno. Segnali positivi ci sono, ma gli effetti della crisi si sentono ancora.

Prestiti e crediti restano come sempre il tema più caldo anche di questo autunno. E dall’Europa arriva per il nostro Paese una buona notizia. Secondo la Bank Lending Survey della Bce, nel terzo trimestre l’Italia ha registrato il miglioramento più alto, fra i maggiori Paesi dell’area euro, delle condizioni a cui i prestiti sono offerti. Le banche che hanno allentato gli standard creditizi rispetto a quelle che hanno dato una stretta sono state il 38% in più nel caso del credito alle imprese e il 25% in più per le famiglie. Migliora anche la domanda di prestiti, con una “domanda netta” positiva del 38% sia per le famiglie che per le imprese.

Nonostante il dato macroeconomico di riferimento europeo ci inserisca in un trend sostanzialmente positivo, a settembre 2015 il totale di finanziamenti a famiglie e imprese resta in calo con una variazione prossima allo zero (-0,2%) rispetto allo stesso mese del 2014. Era -0,22% anche ad agosto. Stando ai dettagli forniti dall’Abi, le nuove erogazioni alle imprese sono salite del 15,9% nei primi otto mesi dell’anno e quelle di mutui sono salite dell’86,1% gran parte delle quali sono però surroghe. Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è attestato al 2,66% a settembre. Mentre il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è collocato al 2,05%, in crescita dal 1,95% il mese precedente (ma era 5,48% a fine 2007).

Molte banche stanno creando rating di filiera in modo che la grossa azienda capofila possa fare da traino non solo nell’export ma anche nell’accesso al credito. I risultati sono estremamente positivi. Ma il problema si pone per tutte quelle Pmi che non si sono inserite nelle filiere produttive e non trovano garanzie oltre agli stretti numeri di bilancio. Per le piccolissime aziende, poi, spesso non resta altro che il mondo dei Confidi. Un mondo iperattivo, fortunatamente, ma ancora in grave crisi.

La Federazione Nazionale Unitaria dei Confidi dell’artigianato è una realtà che da sola associa circa 130 Confidi per un volume complessivo di finanziamenti garantiti – stando agli ultimi dati certificati – di circa 13 miliardi di euro, con garanzie per 6,4 miliardi di euro a favore di oltre 725.000 piccole e micro imprese. I bilanci dei consorzi restano però fragili e quando, oltre due anni fa, si è posto il problema di ri-patrimonializzare le strutture per non interrompere le erogazioni, le associazioni di categoria cui fanno riferimento, fecero pressing sul governo. Risultato nella legge di stabilità del 2014 spunta un fondo di controgaranzia da 225 milioni. Una manna, se si considera che l’importo garantirebbe crediti a leva fino a 10 volte tanto. Purtroppo a quasi due anni di distanza la norma non ha trovato attuazione e i bilanci dei Confidi restano traballanti.

L’ennesima opportunità mancata se si considera che nel panorama complessivo continua a crescere la rischiosità dei prestiti bancari in Italia a causa del perdurare degli effetti della crisi. Le sofferenze lorde sono risultate ad agosto pari a quasi 198,5 miliardi, dai 197,1 di luglio 2015. Il rapporto sofferenze lorde su impieghi è del 10,4% ad agosto 2015. Non poco. Quei 225 milioni previsti dal governo nel 2014 contribuirebbero a favorire i mini prestiti e abbasserebbero la quota complessiva di sofferenze.

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