Fresca di smentita – con tanto di brutta figura del Sunday Times, che aveva diffuso nei giorni scorsi i dati di uno Studio Harward e di altri esperti, accostando arbitrariamente le cifre emerse sull’inquinamento da motori di ricerca al colosso di Mountain View – la presunta denuncia dell’elevato impatto ambientale (7g di Co2) provocato dalle ricerche sul motore di Google, notizia che aveva fatto ieri il tam-tam in Rete.
Non solo sul Blog ufficiale delle società sono state confutate le tesi riportate dal Times ma è stato sottolineato anche il particolare impegno di Google in tema di tutela dell’Ambiente con iniziative come Climate Savers Computing e di ottimizzazione di consumi ed emissioni dei propri centri di elaborazione.
Peccato che ad oscurare nuovamente la stella di Google sia stato il recenteo allarme Spam & Co., lanciato da McAfee. Segnalata anche, cosa più grave, la presenza di codice malware in Google Code.
Il rischio è quello di beccarsi un trojan, simulando la mancanza di codec per visualizzazioni video, che porterebbero gli utenti verso finte pagine su Google Code, richiedendone l’installazione. Lo scopo è, come sempre, quello di infiltrare nei pc un virus che sottrarre password personali inviandole agli hacker.