Memristor di HP: presto pc con memoria non-stop

di Noemi Ricci

5 Maggio 2008 10:30

Gli HP Labs hanno annunciato in questi giorni di essere riusciti a realizzare un modello matematico per la fisica di un Memresitor, la memoria in grado di mantenere i dati senza energia

È di questi giorni l’annuncio da parte degli scienziati HP (Hewlett-Packard) di esser riusciti, dopo 40 anni di ricerca, a creare un modello matematico e un esemplare fisico del Memristor.

Messo a punto dagli Hp Labs, si tratta di un resistore della memoria che consentirebbe di mantenere i dati digitali anche in assenza di corrente, permettendo di tornare, al momento dell’accensione della macchina, allo stesso punto in cui si era lasciato il sistema prima dello spegnimento.

Già nel 1971 il dottor Leon Chua dell’Università di Berkeley (California) sosteneva che il memristor fosse il quarto elemento fondamentale di un circuito elettronico, dopo resistenze, condensatori e induttori.

Dunque non dei semplici sistemi di storage per i dati archiviati – ruolo già svolto dalle memorie flash – ma dispositivi capaci di interagire direttamente con la CPU migliorando le prestazioni e l’efficienza energetica dei PC e dei data center.

La scoperta promette di rivoluzionare – nell’arco di quattro-cinque anni – le prossime generazioni di computer, che saranno in grado di effettuare boot istantanei e di impedire la perdita di dati in caso di assenza improvvisa di alimentazione.

Le applicazioni nel campo dell’informatica sono molteplici, a partire dalla creazione di nuove memorie Ram, fino ad arrivare alla costruzione di nuovi dispositivi di archiviazione quali ad esempio gli hard disk.

Notevoli i vantaggi che si otterrebbero anche in ambito aziendale, sia grazie alla riduzione dei tempi morti dovuti alle inutili attese all’avvio dei pc che per in termini di risparmio energetico. I Memristor integrati sui chip richiederebbero infatti meno silicio e consumerebbero meno energia, inoltre si potrebbe eliminare lo standby dai sistemi e far sì che questi si spengano direttamente (non perdendo il contenuto se non alimentati), a tutto vantaggio per l’ambiente e per l’autonomia dei dispositivi portatili.

La scoperta potrebbe rivelarsi utile anche nel cloud computing, in cui sono coinvolti migliaia di server e sistemi di archiviazione. Unico neo del nuovo componente sarebbe la velocità, di circa 10 volte inferiore a quella delle attuali Dram.