Fra lettere aperte e campagne pubblicitarie, continua la battaglia fra Apple e Adobe. A lanciare l’offensiva era stato nello scorso mese di aprile Steve Jobs, firmando un post che attaccava senza mezzi termini Flash, il software di Acrobat per i contenuti che è fra i più utilizzati del mondo. E adesso è scattata la reazione dell’azienda di San Josè, con due mosse: un’altra lettera aperta, firmata dai due fondatori Chuck Geschke e John Warnock, e un’aggressiva quanto originale iniziativa di marketing.
La campagna, sui principali quotidiani e sul web, sceglie l’arma dell’ironia. “Noi amiano Apple”, o ancora “noi amiamo la scelta”, “noi amiamo il web”, “noi amiamo tutti i device e le piattaforme”, “noi amiamo i nostri tre milioni di sviluppattori”: gli slogan si susseguono sulla falsariga del famooso “we love Apple” ma con un cuoricino rosso, al posto della parola love, che si oppone alla famosa mela morsicata del “nemico”.
Jobs, i cui ultimi device come l’iPhone e l’iPad non supportano Flash, ha definito nella sua missiva il programma di Adobe “chiuso”, “non indispensabile” e “inadatto ai sistemi basati sui touchscreen”. Una stroncatura bella e buona, che porta la firma di uno degli uomini piu’ ascoltati del pianeta in tema di nuove tecnologie.
Pronta la replica di Geschke e Warnock: «in Adobe crediamo che un flusso di creatività, idee e informazione debba essere limitato solamente all’immaginazione. L’innovazione prospera quando le persone sono libere di scegliere le tecnologie che permettono loro di esprimersi apertamente ed accedere alle informazioni dove e quando vogliono». E ancora: «l’apertura è al cuore di Adobe. La nostra prima tecnologia è stato uno standard aperto che ha liberato il mondo dell’editoria dai sistemi di stampa proprietari».
Insomma, una difesa a tutto campo. C’è anche una seconda lettera sul sito dell’azienda (i banner pubblicitari del web rimandano direttamente alle “open letters”), intitolata “The truth about Flash” che risponde alle diverse critiche formulate dal Ceo di Cupertino. Il quale, aveva spiegato che i prodotti Flash «pur essendo largamente disponibili, non sono aperti» ma «al 100% proprietari», e aveva criticato fra le altre cose la scarsa adattabilità di questi ultimi ai nuovi device portatili. L’azienda di San Josè risponde che Flash può essere pienamente supportato dai device touch screen, e difende anche la natura “mista”, proprietaria ma anche open, delle proprie tecnologie. “Tought on Flash”, riflessione su Flash, si intitola la lettera di Jobs. “Our toughts on open market”, le nostre riflessioni sull’open market, è, in netta antitesti, il titolo della risposta dei fondatori di Adobe.
Insomma, il dibattito è aperto, l’un contro l’altro armati ci sono due big internazionali del settore, e comunque vada c’è già un primo vincitore: l’industria dell’advertising.