Una ricerca effettuata da Amrop presso un centinaio di manager ha mostrato che il giusto approccio verso i momenti di crisi di un’azienda è quello di mantenere equilibrio e controllo, dando ai dipendenti un segnale di sicurezza e stabilità.
In nessun caso, dicono i manager interpellati da questa società presente in 55 Paesi con 90 uffici e specializzata nella ricerca di figure executive, non bisogna “abbandonare la nave”, prendendo a esempio un caso di cronaca del mese scorso e diventata una delle 10 lezioni manageriali elencate qui di seguito e applicabili in caso di “difficoltà” più o meno grandi.
I manager interpellati ricoprono incarichi di alto livello in aziende medio-grandi di vari Paesi. “Le crisi sono sempre eventi drammatici: non tocca a noi emettere sentenze. Abbiamo grande rispetto per le vittime, i passeggeri, l’equipaggio, la compagnia armatrice e le istituzioni coinvolte nel caso”, precisa Vito Gioia, managing partner di Amrop in Italia, “L’evento va considerato eccezionale e ha suscitato una larga eco nel mondo. Per questo abbiamo raccolto i commenti di molti manager, senza giudizi o condanne. Ne sono scaturiti interessanti spunti e riflessioni sull’etica e la responsabilità di chi dirige un’azienda”. Le “10 lezioni del caso Costa Concordia” abbracciano aspetti diversi: dalla responsabilità del capo azienda al comportamento dell’equipaggio in situazioni di emergenza.
1. La solitudine dei numeri primi. Il 90% dei manager interpellati da Amrop concorda sul fatto che chi guida un’azienda (come una nave) ha responsabilità assai maggiori di quanto si creda. Ed è spesso da solo nel prendere decisioni critiche. La responsabilità dei numeri primi non riguarda soltanto il far funzionare al meglio le cose: occorre indicare la rotta e dare sempre l’esempio, mantenendo comportamenti rigorosi e corretti.
2. Attrazione fatale. I numeri 1 sono persone. E quindi possono commettere errori. Ma uno sbaglio del capo azienda può avere conseguenze disastrose per l’impresa, secondo l’84% dei manager. Occorre perciò costruire sistemi di gestione e controllo che aiutino i numeri 1 a prendere decisioni ponderate. Va limitato, in particolare, secondo 9 manager su 10, il potere discrezionale che può portare a “bravate” o scelte irrazionali.
3. Il rispetto delle regole della “casa”. Chi guida un’azienda dovrebbe, ovviamente, rispettare in modo scrupoloso le regole. Ma non basta: l’85% dei manager interpellati da Amrop sostiene che vanno evitati comportamenti esagerati ed esibizionistici che mettano a repentaglio l’intera impresa.
4. L’equipaggio fa miracoli. Nelle emergenze, come nelle crisi, emergono risorse inaspettate: l’equipaggio aziendale – osservano 7 manager su 10 – mostra coraggio e spirito di sacrificio. Si mobilita, assume decisioni e iniziative utili e tempestive. Ma non si può lasciare che tutto si basi sulla buona volontà dei singoli: è indispensabile prepararsi a gestire le emergenze con piani e addestramento.
5. Comandanti per caso. I momenti critici mettono in luce persone di grande valore che con spirito di sacrificio si assumono responsabilità che vanno molto oltre il loro ruolo o grado in azienda. Secondo tre quarti dei manager interpellati da Amrop, i capi devono incoraggiare e premiare i “campioni dell’emergenza”. Anche se si scavalcano regole e gerarchie, infatti, si tratta di far fronte ad una situazione critica.
6. Abbandono della nave. La regola sacra della marineria, secondo cui il comandante è l’ultimo ad abbandonare la nave, va applicata anche alle aziende. Chi è al comando non può lasciare le proprie responsabilità nei momenti di crisi acuta, convengono la totalità dei manager ascoltati da Amrop. Nei momenti critici il “capitano” deve anzi guidare le persone con fermezza e coraggio, mostrando sensibilità e attenzione verso le persone (dipendenti, clienti, fornitori, istituzioni).
7. Passata la tempesta. Passata la tempesta occorre rimettere ordine in azienda e rivedere con spirito costruttivo le cose che non vanno. Molte procedure, afferma il 67% dei manager, sono troppo complicate e farraginose e al momento decisivo si rivelano inadeguate. Altre troppe blande.Le crisi sono una ottima occasione per migliorare le cose per il futuro. Cancellando consuetudini spericolate e introducendo principi più severi.
8. Trasparenza e tempestività. Il modo migliore di affrontare una crisi è di assumere decisioni tempestive e trasparenti, concordano l’80 dei manager. Il tempo, spesso, è la variabile chiave nell’evitare o limitare i disastri. Appena ci si accorge che qualcosa di grave sta accadendo bisogna informare subito i vertici dell’azienda e chiedere un intervento. È necessaria però la massima trasparenza, con il coinvolgimento dell’intera equipe. Ordini contradditori o il tentativo di minimizzare la portata dei danni creano disorientamento e confusione.
9. Il grande fratello. Oggi tutte le vicende importanti , anche grazie ai social network, sono pubbliche e diffuse in tempo reale, concordano il 90% dei manager. Non c’è modo di mantenere i segreti.
10. Reputazione aziendale ed esperienza. Una buona reputazione, guadagnata in tanti anni, può essere compromessa da un singolo episodio, avverte il 75% dei manager. È bene che le aziende imparino anche da esperienze negative per evitare tragedie in futuro.