Il 22 febbraio il Wall Street Journal ha intervistato il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. Le agenzie di stampa cominciano a diffondere la notizia sintetizzando il contenuto delle dichiarazioni. Sui siti web delle grandi testate compaiono i primi titoli che sparano a tutta pagina: il modello sociale europeo è morto.
Su Internet il quotidiano newyorkese non pubblica il testo integrale ma un breve resoconto della conversazione avvenuta tra Mario Draghi e i tre giornalisti del WSJ, Brian Blackstone, Matthew Karnitschnig and Robert Thomson, nel quale spunta una frase che successivamente verrà corretta sostituendola con le esatte parole pronunciate dall’intervistato. La formula inglese “all but dead” usata all’inizio per sintetizzare il pensiero di Draghi sul modello sociale europeo, diventa in seguito “already gone”.
Nel frattempo, sul web si è scatenato il putiferio perché la prima dicitura produce interpretazioni contrastanti: alcune agenzie di stampa arrivano a ribattere i propri propri pezzi segnalando un errore. Su twitter giornalisti e netizen si scatenano ciascuno proponendo una propria versione della traduzione dall’inglese.
Ma cosa ha veramente detto Mario Draghi? Leggendo la trascrizione integrale dell’intervista si capisce meglio il senso delle sue affermazioni: il governatore della Bce sostiene che il modello sociale europeo è “già superato” se si osserva il livello della disoccupazione giovanile raggiunto in alcuni paesi. Alcune riforme sono necessarie per aumentare l’occupazione e dunque i consumi e la spesa.
Draghi aggiunge che è finito il tempo in cui gli europei potevano pensare di permettersi di mantenere anche chi non lavora. Inoltre conferma il suo appoggio alle misure di risanamento fiscale a cui, dice, “non c’è alternativa”. Gli effetti depressivi, insiste, dovuti a questi provvedimenti nel breve periodo possono essere compensati dalla liberalizzazione dei servizi e dalla riforma del mercato del lavoro.
Riguardo a quest’ultimo aspetto sottolinea che in alcuni paesi bisogna superare un dualismo che crea da un lato una situazione di iniquità per i più giovani dove predomina un’alta flessibilità reiterata, dall’altro una condizione opposta di forte rigidità con salari che aumentano per anzianità. Draghi, che qualche giornalista critica per aver oltrepassato la sua sfera di competenza, si pronuncia infine chiaramente a favore di una linea di austerità basata su riforme strutturali e boccia un indirizzo che comporti invece più tasse e troppi tagli agli investimenti pubblici.
Detto questo, si può dedurre che le posizioni del capo della Bce esprimano una condanna senza appello del modello sociale europeo?
Di più, si può operare una generalizzazione del giudizio su scala continentale? Si tratta di crisi di un modello unico o delle sue variabili?
La tenuta di paesi come la Germania può indurre il presidente della Bce a sostenere la necessità di riforme che stravolgano i fondamenti dello stato sociale europeo? Una prima risposta arriva dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz il quale dichiara che il welfare europeo non è morto ma ancora vivo.