Cresce la crisi internazionale e crescono anche gli stipendi medi dei top manager britannici, come dimostra uno studio pubblicato dal Financial Times che getta un’ombra sui compensi dei CEO del Ftse 100, l’indice azionario che omprende le 100 aziende più capitalizzate quotate alla Borsa di Londra.
La tendenza al rialzo, in realtà, è una costante che prosegue incessantemente fin dalla fine degli anni Novanta, quando (anno 1998) il salario medio di questi amministratori delegati era di 1 milione di sterline, pari a 47 volte il salario medio dei propri dipendenti, che all’epoca era di 21.540 sterline annue.
Di incremento in incremento, nel 2011 tale differenza si è allargata e la remunerazione di tali CEO era diventata 139 volte maggiore dei colletti bianchi alle loro dipendenze, il cui salario è pur cresciuto toccando una media di 34.407 sterline nel corso del 2011, anno in cui gli stipendi dei top manager sono aumentati dell’11% rispetto a quelli del 2010. Queste cifre rese note dal quotidiano finanziario londinese arrivano da un rapporto preparato dalla società di analisi finanziarie Manifest and Mm&K, con sede a Witham, una cittadina dell’Essex a 45 minuti di treno da Londra.
Intanto l’opinione pubblica inglese si chiede il motivo di questa situazione, considerando anche che se tra il 1998 e il 2011 le remunerazioni dei CEO sono passate da 1 a quasi 5 milioni di sterline, la parte fissa di tale “conquibus” è cresciuta meno del doppio mentre quella variabile è schizzata in alto nonostante nello stesso arco di tempo l’indice Ftse abbia perso qualcosa.
Se gli amministratori delegati sostengono che l’esperienza, la guida e la professionalità vadano ben remunerate, dall’altra i dipendenti e i normali cittadini alle prese con la crisi economica storgono il naso e assistono impotenti ai tagli alla spesa pubblica del governo Cameron. Ma proprio l’inquilino di Downing Street, a inizio anno, aveva stigmatizzato tali compensi facendo un appello al senso di responsabilità delle banche della City (e non solo) su questo delicato argomento.
“Quello che voglio vedere – aveva detto a gennaio in un’intervista alla BBC – è un comportamento socialmente responsabile da parte delle banche”. E sono proprio gli azionisti degli istituti di credito che cercano di porre un freno ai bonus e ai guadagni generali dei CEO: alla Barclays, un terzo degli azionisti hanno detto no a un insieme di remunerazioni per un totale di 21 milioni di sterline che sarebbero finiti delle tasche dell’amministratore delegato Bob Diamond nonostante le azioni della banca siano scese.