Inizia oggi, lunedì 23 luglio, il tavolo per il rinnovo del contratto dei lavoratori metalmeccanici, che sarà valido dal 2013 al 2015. Alle trattative tra Federmeccanica, Fim, Uilm, Uglm e Fismic non parteciperà la Fiom, il sindacato di estrema sinistra appartenente alla Cigl, che ha già previsto scioperi e agitazioni in segno di protesta contro la propria esclusione, con una manifestazione davanti alla sede genovese di Confindustria.
Una nota della Fiom spiega che la decisione di non convocare i suoi rappresentanti rappresenta “un atto gravissimo, che di fatto straccia persino l’accordo interconfederale del 28 giugno 2011. Federmeccanica si assume la responsabilità di cancellare il contratto nazionale ed estendere il modello Fiat in ogni azienda metalmeccanica. E lo stesso vale per Fim e Uilm, se proseguiranno sulla strada che finora hanno percorso: accettare i ricatti dei padroni, negare parola e possibilità di decidere alle lavoratrici e ai lavoratori, escludere dal confronto la Fiom, ossia l’organizzazione sindacale più rappresentativa”.
“È un attacco alla democrazia che non ha precedenti nel nostro Paese – ha rimarcato Maurizio Landini, segretario Fiom – che viola le norme costituzionali sulla rappresentanza. Siamo a rischio concreto che Federmeccanica faccia accordo con associazioni minoritarie per poi estenderlo a tutti”.
Pronta la risposta di Federmeccanica che ha sottolineato che l’esclusione del sindacato parte di Cgil non è causato da un “intento discriminatorio ma dall’esigenza di impostare il negoziato su una base di buona fede e correttezza”. La federazione cui aderiscono 103 gruppi di aziende metalmeccaniche (con 900mila addetti complessivi suddivisi su 12mila imprese) ha ricordato poi di avere già in passato rivolto un invito alla Fiom a firmare un contratto in scadenza che non è stato sottoscritto.
“Per quanto riguarda il merito del prossimo contratto – spiega una nota di Federmeccanica – se saremo nelle condizioni di arrivare ad un accordo, questo non potrà che essere strettamente aderente alla condizioni di grave crisi del settore e rispondere positivamente alle esigenze di competitività delle imprese in termini di produttività e flessibilità, intervenendo su tutte le cause che riducono l’efficienza aziendale a partire dall’assenteismo. In una situazione di crisi come l’attuale, inoltre, è interesse comune il massimo contenimento dei costi (il cui aumento se non economicamente giustificato va a discapito dell’occupazione) da realizzare anche mediante un non più procrastinabile intervento del Governo per la riduzione del cuneo fiscale, il più alto in Europa, che deprime il reddito dei lavoratori e aumenta il costo per le imprese”.
Intanto le altre organizzazioni sindacali presenti alla trattativa non sembrano preoccuparsi dell’assenza della Fiom, già assente in passato alla firma del rinnovo contrattuale.