Ancora risultati negativi sul fronte dell’occupazione giovanile in Italia. Lo rivela il rapporto “Employment Outlook” dell’Ocse i cui dati, relativi alla fine del 2010, sono stati recentemente resi noti lasciando una certa preoccupazione soprattutto in varie parti del Paese.
In Italia, il tasso di disoccupazione fra i giovani si è attestato infatti su una percentuale del 27,9%: una media ben al di sopra sia di quella ponderata dell’area Ocse, pari al 16,7%, che di quella della prima fase critica del 2007, quando il valore intermedio di disoccupazione giovanile era del 20,3%. In progressivo aumento, rispetto al 42,3% del 2007, anche il numero dei giovani che svolgono lavori temporanei, pari al 46,7% del totale.
La situazione è particolarmente grave nel Mezzogiorno, come si evince dal Rapporto 2010 sul Sud, presentato nei giorni scorsi da Raffaele Fitto, ministro degli Affari regionali: secondo il documento, in quest’area nel 2010 il tasso dei disoccupati tra i ragazzi di età compresa fra i 15 e i 24 anni è stato pari addirittura al 38,8%, con un apice del 40,6% per le donne.
Nell’area meridionale del nostro Paese si riscontrerebbe, spiega il rapporto, “un non efficace incontro tra domanda e offerta, per un non ottimale raccordo tra imprese e scuole-università” che causerebbe problemi occupazionali soprattutto nei ragazzi che hanno conseguito titoli di studio elevati. Complessivamente, comunque, il livello d’inoccupazione giovanile si rivela sul territorio italiano come un’emergenza cui far fronte, ponendosi circa 10 punti al di sopra della media dell’area Ocse.
Il dato è curiosamente in contrasto con quelli generali sulla disoccupazione: in questo ambito, difatti, l’Italia si posiziona al di sotto di altre Nazioni nell’area (la Spagna, in particolare, detiene il record dei senza lavoro: sono il 21,2% del Paese) e anzi registra risultati al di sopra della norma, “in virtù – ha dichiarato in una nota Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della CISL – dell’utilizzo allargato degli ammortizzatori sociali”.
Simile il parere del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, secondo cui il documento stilato dall’Ocse mostrerebbe “che gli ammortizzatori in deroga hanno protetto il reddito di molti”. Per Sacconi il rapporto “consiglia di spendere per un’indennità di disoccupazione più alta e, soprattutto, di sbloccare la nuova occupazione con contratti stabili attraverso la riforma dei licenziamenti”.
Il Rapporto sul Sud mostra, comunque, come anche per i dati generali sull’inoccupazione sia l’area meridionale del Paese ad avere la peggio, con un tasso di disoccupati del 13,4%, più del doppio di quelli del Centro e Nord Italia (6,4%). Altro documento recentemente pubblicato è il censimento effettuato dall’Istat sull’occupazione irregolare a livello nazionale, relativo al periodo 1995-2010. Anche questo rapporto non mostra, purtroppo, dati propriamente positivi: se lo scorso anno i lavoratori in Italia erano complessivamente 24.643.000, ben 2.548.000 persone, pari al 10,3% del totale, operavano senza rispettare la normativa vigente in ambito fiscale-contributivo. Fra i lavoratori non a norma, 2.101.200 erano dipendenti e 446.000 indipendenti: rispettivamente l’11,1% e il 7,7% degli occupati totali.