Crisi e manovra, la lettera di Trichet e Draghi al governo

di Barbara Weisz

29 Settembre 2011 14:15

La lettera del 5 agosto dei due banchieri centrali della Bce al governo chiedeva misure per la crescita e l'anticipo al 2013 del pareggio di bilancio.

Il pareggio di bilancio anticipato al 2013, «principalmente attraverso tagli di spesa». Ad esempio, nuovi interventi sulla previdenza, riduzione dei costi del pubblico impiego. E poi misure per la crescita, con particolare riferimento alla liberalizzazione dei servizi pubblici e alla flessibilità del mercato del lavoro. Sono a grandi linee le principali richieste contenute nella famosa lettera che il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, e il suo successore designato, nonchè attuale governatore di Bankitalia, Mario Draghi, hanno scirtto lo scorso 5 agosto al governo italiano.

Una missiva che oggi è stata pubblicata integralmente, dal Corriere della Sera, dopo che per l’intera estate aveva infiammato il dibattito politico. A una settimana di distanza, il governo Berlusconi varava la manovra di ferragosto (il 13 agosto), con un decreto poi trasformato in legge nel corso di questo mese di settembre.

Ebbene questa richiesta, relativa a un iter veloce, era contenuta nelle lettera: «Vista la gravità dell’attuale situazione dei mercati finanziari» i due banchieri centrali, definiscono «cruciale» l’adozione delle misure necessarie «il prima possibile, per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di settembre 2011».

Sull’urgenza di una nuova manovra Trichet e Draghi insistono parecchio. Il Consiglio direttivo della Bce, scrivono, «ritiene che sia necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori».

E le misure devono procedere su due direttrici: la crescita e la sostenibilità delle finanze pubbliche.

Sul primo punto, la crescita, vengono individuate come «sfide principali» l’aumento della concorrenza, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici, sistemi regolatori e fiscali «più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro».

A questo tema è dedicata una notevole attenzione. I banchieri chiedono di «riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi a livello di impresa» e sottolineano che «l’accordo del 28 giugno fra le principali sigle sindacali si muove in questa direzione». Inoltre, chiedono «una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti».

Si tratta delle tematiche che la manovra bis affronta attraverso l’articolo 8, che prevede appunto i contratti aziendali in deroga a quelli nazionali e anche alle norme sul licenziamento, e che è stata fra le più contestate della manovra. Fra l’altro, dopo l’approvazione della manovra sindacati e Confindustria hanno firmato l’intesa definitiva su quegli accordi del 28 giugno che vengono citati nella missiva.

Quanto al bilancio, i banchieri chiedono l’anticipo del pareggio al 2013 (la manovra di luglio lo prevedeva al 2014), e anche questa è una richiesta che la manovra soddisfa, Trichet e Draghi chiedono anche un deficit migliore del previsto già nel 2011 e un fabbisogno netto dell’1% nel 2012, mentre la manovra approvata dal governo non modifica il rapporto deficit-pil.

I banchieri chiedevano di raggiungere gli obiettivi di bilancio «principalmente attraverso tagli di spesa», mentre la manovra è più sbilanciata sul fronte delle entrate (vedi aumento dell’Iva).

Sulla previdenza, non sono state toccate le pensioni di anzianità, richiesdta contenuta nella missiva, mentre è stata anticipata l’età pensionabile delle donne.

Infine, la missiva contiene la richiesta di «una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio» e sottolinea «l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi, come le Province». Il governo ha presentato a inizio settembre due ddl per inserire in costituzine il pareggio di bilancio e per l’abolizione delle province.