La nuova Imu sulla casa, che tassa anche la prima casa, una nuova riforma delle pensioni, una lunga serie di nuove imposizioni fiscali, dai beni di lusso alla benzina, e infine le misure per la crescita: sono i quattro capitoli fondamentali della manovra Monti, che è legge dopo che l’iter parlamentare si è concluso ieri 22 dicembre con il voto definitivo in Senato e la firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il testo licenziato dalle Camere introduce qualche novità rispetto al decreto approvato nelle scorse settimane dal governo, ad esempio sulla rivalutazione delle pensioni, ma l’impianto della manovra resta sostanzialmente confermato.
I numeri: la manovra vale 39,7 miliardi fra il 2012 e il 2014, una cifra che si compone per oltre due terzi, 26,99 miliardi, da maggiori entrate e per 12,99 miliardi da minori spese. Le maggiori entrate derivano soprattutto dalle misure sulla casa e dall’accise sulla benzina, i risparmi invece arrivano dalle pensioni. Il Governo stima di destinare 21,43 miliardi delle risorse raccolte alla riduzione del deficit e 18,54 miliardi al rifinanziamento di spese indifferibili e alla crescita dell’economia.
Se si somma l’entità di questa manovra a quelle varate nei mesi scorsi dal Governo Berlusconi, le cifre della correzione diventano astronomiche: 76 miliardi nel 2013, 81,2 nel 2014. Per avere un termine di paragone, la maxi-manovra del ’92 (Governo Amato), valeva 90mila miliardi di vecchie lire (ovvero circa 45 miliardi di euro).
Vediamo le misure: le principali novità introdotte rispetto a quanto previsto dal decreto riguardano le pensioni. La rivalutazione viene bloccata non più per quelle superiori a due volte il minimo ma a tre: significa che resteranno rivalutate al 100% le pensioni fino a 1.405 euro. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre, questo significa che l’87% delle pensioni italiane non subirà alcun taglio. E’ stato introdotto un prelievo di solidarietà per le pensioni d’oro, pari al 15% sulla quota che eccede i 200mila euro. Il prelievo sarà applicato dal luglio 2011 al dicembre 2014.
Come già previsto dl decreto, sale l’età per la pensione di vecchiaia e ci sono cambiamenti anche sul fronte dell’anzianità, che dal primo gennaio 2012 resta possibile solo per gli uomini che hanno 42 anni e un mese di contributi e le donne che hanno 41 anni e un mese di contributi.
C’è però una deroga che garantisce la possibilità di ritirarsi a 64 anni a chi entro il 2012 ha maturato 35 anni di contributi. Possono andare in pensione a 64 anni anche le donne del settore privato che entro il prossimo anno avranno compiuto 60 anni e versato almeno 20 anni di contributi.
Tornando all’età, come già previsto dal decreto dal 2018 sarà a 66 anni per tutti. A questo bisogna aggiungere gli scatti dell’adeguamento alle aspettative di vita, che vengono elaborati dall’Istat ogni tre anni. Si stima che nel 2018, sommando età e aspettative di vita, ci vorranno 66 anni e sette mesi per andare in pensione. La progressione per le donne del settore privato (nel pubblico vanno in pensione a 65 anni dall’anno prossimo) è la seguente: 62 anni nel 2012, 63 e sei mesi dal primo gennaio 2014, 65 anni nel 2016 e, appunto, 66 nel 2018.
Quanto all’anzianità, ai 42 anni e un mese (41 e un mese per le lavoratrici) bisognerà aggiungere un mese nel 2013 e un altro nel 2014, anno da cui anche qui scatta l’adeguamento alle speranze di vita. Infine, previsto un disincentivo per chi sceglie la pensine di anzianità e non ha ancora 62 anni: riduzione dell’1% sulla quota retributiva per ogni annodi anticipo, che sale al 2% dal terzo anno in su.
E qui siamo all’ultima novità sulle pensioni, rimasta invariata rispetto al decreto, ovvero il passaggio al sistema contributivo per tutti.
Quanto alla tassazione sulla casa, non ci sono grosse novità rispetto al decreto: la nuova Imu (imposta municipale) che sostituisce l’Ici si applicherà anche alla prima casa. La base di calcolo resta la rendita catastale, con un coefficiente di moltiplicazione a 160 (per le abitazioni, per gli uffici è di 80). I comuni potranno scegliere un’aliquota che va dallo 0,2 allo 0,6%. Sulla prima casa vengono decurtati 50 euro per ogni figlio sotto i 26 anni.
La manovra prevede poi nuove tasse su auto di lusso, barche, aerei, elicotteri, capitali scudati, conti correnti, assicurazioni, benzina, rifiuti, servizi comunali. Solo dall’aumento sulla benzina si attendono circa 5 miliardi l’anno.
Infine la crescita, a cui è destinato meno di un terzo delle risorse della manovra, ma che il premier Mario Monti ha sottolineato essere al centro delle priorità del governo per i prossimi mesi. Previsti, fra le altre cose, sgravi fiscali per le imprese che assumono giovani e donne.
E ora, parola del presidente del Consiglio Mario Monti, parte la fase due ovvero quella destinata alla crescita e allo sviluppo dell’economia italiana, che entra nel 2012 in fase di recessione.