Comincia male con una ecatombe delle aziende il 2012. Ne mancano già 26.000 all’appello secondo Movimprese, analisi statistica trimestrale della nati-mortalità delle imprese effettuata da InfoCamere, per conto di Unioncamere sugli archivi delle camere di commercio italiane.
Le cifre dello sfoltimento indicano che nei primi 3 mesi del 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011 le iscrizioni sono scese di 5mila unità a fronte di 12.000 cessazioni in più. Il risultato è un saldo negativo pari a meno 26.090 imprese. In confronto al 2011 – allora il segno meno si fermò a 9.638 imprese – i numeri sono triplicati. Per trovare di peggio bisogna risalire al 2009 quando si registrò una diminuzione pari a -30.706 unità come conseguenza della crisi economica scoppiata l’anno precedente.
Per Ferruccio Dardanello presidente di Unioncamere “l’anagrafe delle imprese è uno specchio fedele dell’immagine dell’economia reale che oggi ci viene restituita per quello che è: segnata da profonde difficoltà e da una diffusa incertezza nel futuro. C’è bisogno di politiche di sostegno dell’impresa più piccola, quella diffusa da cui dipende il destino di milioni di famiglie e di giovani. Oltre a credito e semplificazione servono azioni straordinarie sul fronte occupazionale e fiscale”.
A risentire maggiormente della crisi sono state soprattutto le imprese più piccole, in particolare quelle artigiane (al 31 marzo erano 15.226 in meno rispetto alla fine di dicembre), e quelle del Mezzogiorno (diminuite di 10.491 unità nel primo trimestre 2012). Nel mondo artigiano continuano le iscrizioni (+32.965, terzo miglior risultato dal 2001) ma le perdite sono rilevanti (48.191 cessazioni, dato superiore al 2009), indizio di una incapacità a reggere il peso della situazione economica.
Considerando la forma giuridica sono le imprese individuali ad arretrare più delle altre mentre segnali positivi vengono da società di capitali e cooperative. Per quanto riguarda i settori profondo rosso per agricoltura (-13.335 unità), commercio (-8.671), costruzioni (-8.328) e attività manifatturiere (-4.929). Saldo positivo invece per attività immobiliari, professionali e servizi alle imprese che nel complesso crescono di 1.655 unità. Segno più anche per i servizi di alloggio e ristorazione (423 imprese in più), sanità e assistenza sociale (+250), informazione e comunicazione (+125). Forte incremento infine per il settore dell’energia che registra un aumento di 511 unità (+ 7,6%).