Promuovere la flessibilità sul lavoro senza rinunciare alla produttività: questa è una delle maggiori sfide per le aziende e i manager che vogliono diffondere maggiori politiche di equilibrio tra lavoro e famiglia tra i dipendenti senza tuttavia sacrificare l’efficienza delle proprie risorse.
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Se la riduzione dei costi e la crescita della soddisfazione personale dei dipendenti rappresentano alcuni dei più evidenti vantaggi di un ambiente di lavoro flessibile, è anche vero che esistono alcuni rischi da non sottovalutare per non limitare fatturato e produttività.
Per promuovere al meglio la flessibilità è fondamentale pianificare una strategia a priori che si basi non solo sulla scelta delle misure giuste (telelavoro parziale, ad esempio) ma anche sull’introduzione di operazioni di monitoraggio e controllo efficaci.
Prima di avviare nuovi programmi di flessibilità, inoltre, è sempre preferibile stabilire un periodo di prova ristretto a un piccolo gruppo di dipendenti e affrontando gradualmente le eventuali problematiche.
Stabilire, in anticipo, quali saranno i canali di comunicazione rappresenta la priorità assoluta per fare in modo che i programmi di flessibilità non siano destinati al fallimento.
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Fondamentale, infine, è anche promuovere una formazione specifica per i responsabili della gestione dei lavoratori che usufruiscono della flessibilità, mettendo anche in conto eventuali defaillance: non tutti i dipendenti, infatti, riescono a esprimersi al meglio anche fuori dal tradizionale ambiente di lavoro.